Natale è il mistero di un dono: non di un dono qualunque, non uno dei tanti che si assiepano sotto l’albero, spesso per onorare più un “dovere” di circostanza che una reale necessità. «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Isaia 9,5). Egli è davvero per noi. Nel Natale Dio è più che mai rivolto a noi: ci sorride nel sorriso di un Bambino, accoglie le nostre premure come il più fragile e bisognoso degli uomini. Nella catechesi natalizia della udienza di ieri Papa Francesco è stato molto chiaro: “Natale è celebrare l’inedito di Dio, o meglio, è celebrare un Dio inedito, che ribalta le nostre logiche e le nostre attese”. E’ semplice: basta non mondanizzare anche questa festa! Basta non mettere da parte il Festeggiato. E’ semplice: non sarà Natale se cercheremo i bagliori luccicanti, se ci riempiremo di regali, pranzi e cene ma non aiuteremo almeno un povero, che assomiglia a Dio, perché a Natale Dio è venuto povero.

E’ semplice: la festa che piace al festeggiato  non è quella della macchina pubblicitaria, che, spiega il Pontefice “invita a scambiarsi regali sempre nuovi per farsi sorprese”. Natale è già così pieno di sorprese: innanzitutto per Mariapromessa sposa di Giuseppe: arriva l’angelo e le cambia la vita. Da vergine sarà madre”. Poi per Giuseppe “chiamato a essere padre di un figlio senza generarlo. E sorprende – come ho scritto ieri – anche Giuseppe, prosegue il Papa, quando per non danneggiare Maria, non la ripudia, “ma pensa di congedarla in segreto, a costo di perdere la propria reputazione”. Dio in sogno, però, gli cambia ancora i piani, e “gli chiede di prendere con sé Maria”. Insomma, Natale porta cambi di vita inaspettati. E se noi vogliamo viverlo, prosegue Francesco alzando gli occhi, dobbiamo aprire il cuore ed essere disposti un cambio di vita inaspettato. Ma la sorpresa più grande, spiega il Pontefice, arriva per tutti la notte di Natale“l’Altissimo è un piccolo bimbo” Ad accogliere il Salvatore non ci sono le autorità del tempo: no, sono dei semplici pastori che, sorpresi dagli angeli mentre lavoravano di notte, accorrono senza indugio. Chi se lo sarebbe aspettato?

Fare Natale, allora, chiarisce Papa Francesco, “è accogliere in terra le sorprese del Cielo”. Con il Natale inizia un’epoca nuova, dove la vita non si programma; dove non si vive più per sé, in base ai propri gusti, ma per Dio. Vivere il Natale è lasciarsi scuotere dalla sua sorprendente novità. Il Natale di Gesù non offre rassicuranti tepori da caminetto, ma il brivido divino che scuote la storia. Natale è la rivincita dell’umiltà sull’arroganza, della semplicità sull’abbondanza, del silenzio sul baccano, della preghiera sulla confusione . Fare Natale, continua il Papa nella catechesi natalizia, “è fare come Gesù, venuto per noi bisognosi, e scendere verso chi ha bisogno di noi”. È fare come Maria: fidarsi, docili a Dio, anche senza capire cosa. Fare Natale è fare come Giuseppe: alzarsi per realizzare ciò che Dio vuole, anche se non è secondo i nostri piani. Natale, ricorda ancora Francesco, è preferire “la voce silenziosa di Dio ai frastuoni del consumismo. Se sapremo stare in silenzio davanti al presepe, Natale sarà anche per noi una sorpresa, non una cosa già vista”. Se Natale rimane solo una bella festa tradizionale, dove al centro ci siamo noi e non Lui, sarà un’occasione persa. Come allora, quando “venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.

Il volto del Bambino di Nazaret  ci invita a ritrovare quello, forse meno serafico, di tanti bambini altrettanto bisognosi e fragili. Nel profilo del figlio di Maria dovremmo scoprire, non senza costernazione, quello di tanti figli che vengono al mondo nella precarietà, nell’indigenza più stringente. Nei primi, travagliati giorni del Redentore in fasce dovremmo rivedere l’affannosa lotta per sopravvivere di intere famiglie che pure non rinunciano alla gioia di dare al mondo una nuova vita, la drammatica ricerca di alloggio, di sicurezza e di protezione. Si piange, ci si irrita per l’abuso, per la violenza di cui sono oggetto i piccoli, ma si tratta spesso di un effetto “a tempo determinato”. Il mistero del Natale, invece, ci invita a una memoria perenne, a non dimenticare. Perché “un bambino è nato per noi”.