Mentre il Governo si affanna a rassicurare gli italiani sulle priorità della manovra e sulle promesse da mantenere (tasse, tassine, tassette) l’italico vizietto del gioco delle 3 carte spunta a riequilibrare la bilancia delle entrate pubbliche. La cedolare secca fu concepita come tassa calmierata per favorire l’emersione del nero nel mercato degli affitti immobiliare. Pagare meno e pagare tutti. Idea buona, ma come tutte le buone intenzioni è durata poco. Per sostenere il peso del debito pubblico, senza dare l’impressione di alzare l’asticella – già altissima- delle tasse, basta nascondere il prelievo forzoso polverizzandolo in mille piccoli fastidiosi ma remunerativi (sempre per lo Stato) balzelli. Così se la cedolare secca deve rimanere contenuta, al “piccolo” aumento dell’aliquota (dal 10 al 12,5% sugli affitti riscossi) si affiancano un paio di altri piccoli esborsi, categoricamente obbligatori: un requisito fondamentale quest’anno è l’ennesimo timbro sui contratti, del costo di circa 30 € a contratto, e altri 30€ per il caf o il patronato che inserisce i dati del contratto, on line sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate. Anche questo passaggio, obbligatorio.
Il Comune di Teramo, con un apposito atto amministrativo, ha sancito questo protocollo e da quest’anno ogni contratto di affitto dovrà avere, obbligatoriamente, un timbro omologante rilasciato da un’associazione di categoria – proprietari o inquilini – e dovrà essere trasmesso on line attraverso l’intermediazione di un Caf o di un patronato. Per ogni contratto registrato il costo minimo si aggira dai 60€ in su.
Et voilà! Il gioco è fatto. Un piccolo (si fa per dire) obolo qua, un piccolo obolo la e le tasse occulte sono servite. E poi via con la propaganda sulla semplificazione, sulla sburocratizzazione, sui diritti dei cittadini, sulla dignità e così via. Governo che hai, tasse che trovi. E vissero per sempre tassati e contenti.
m.c.