TERAMO – Ricordare a Teramo una figura così significativa come quella di Mario Capuani, un giovane antifascista, milite consapevole dell’azionismo democratico, significa ricordare anche quei principi di libertà e democrazia da affermare fino al sacrificio supremo. Alla presentazione, che si svolgerà sabato 26 settembre alle 17.00 nella Villa Comunale, saranno presenti il Sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, l’Assessore alla Cultura Andrea Core, prima di lasciare lo spazio alla presentazione del libro con l’autrice Grazia Romani, lo storico Luigi Ponziani e la giornalista Anna Fusaro.

In caso di maltempo la presentazione si svolgerà presso la Sala Ipogea.

Sinossi (a cura di Luigi Ponziani)

Sono diversi i modi attraverso cui cogliere nel passato ciò che riesce ancora a parlare al presente : il ricordo personale, la memoria collettiva, la ricostruzione storica capace di restituirci in termini critici vicende e uomini che hanno contribuito a delineare quel futuro che a noi oggi è contemporaneo. La scelta di Grazia Romani di seguire attraverso percorsi famigliari la parabola umana e civile di Mario Capuani è sembrata la strada migliore per collocare il sacrificio di un combattente per la libertà in una dimensione più intima ma non meno significativa del ruolo “pedagogico” e morale che dal suo destino promana. In tal modo le «carte di casa» assurgono a fonte di particolare rilievo attraverso cui ricomporre un mosaico nel quale le piccole tessere già sbiadite dal tempo edace riacquistano limpidezza, luminosità, vita.

Del resto la personalità intorno a cui questa rilettura dei destini individuali ruota, si presta a un racconto che, senza indulgere in sentimentalismi di maniera, coglie il valore etico e lo spessore umano del protagonista e dell’ambiente al cui interno egli si muove. La figura di Mario Capuani riprende anima nella misura in cui essa si inscrive all’interno di relazioni umane ricche di affetti e legami dove i sentimenti sono la robusta trama capace di sorreggere un percorso di vita che si scontra con la tragicità della morte efferata.

I documenti, le prosaiche relazioni che con formalistico linguaggio accompagnano il destino di Mario acquistano importanza non solo per quanto di nuova esteriore conoscenza essi hanno, ma anche per i rilievi umani che vi si colgono in grado di ricostruirne un profilo prosopografico quanto mai ricco.

Dora, che nell’avito palazzo conserva nobilmente il ricordo e la memoria del fratello, meglio si comprende e apprezza all’interno di quelle avversità personali e famigliari che ne hanno plasmato una immagine di formidabile dignità e decoro, antidoti tenaci al tempo che tutto travolge e oblia. Il dolore affranto e senza tempo della madre che piange il figlio morto; la lucida ma non meno accorata memoria del padre che rende testimonianza del virile destino di Mario; la corale partecipazione dei tanti che, pur nelle incertezze e ambasce del momento, danno conto di un comune sentimento che intreccia umano sentire, pena incontenibile, rammarico , severa condanna, rabbia contenuta per il feroce assassinio compiuto per rappresaglia da tedeschi e fascisti, sono tutte componenti che arricchiscono e rendono quanto mai accorato il racconto.

Con Mario Capuani muore un giovane antifascista, un milite consapevole dell’azionismo democratico, un lucido interprete di quei principi di libertà da affermare fino al sacrificio supremo. Ma con lui muore un amato e stimato medico, un pediatra soccorrevole e colmo di umanità la cui figura ancor oggi aleggia , quasi un mito oltre il tempo, tra le popolazioni della montagna teramana che ne tramandano nome e gesta.

Era giovane Mario Capuani, così come giovani erano Renato Molinari e Alberto Pepe che ad altre latitudini e illacrimati conobbero un identico tragico destino. Era ancor giovane Ercole Vincenzo Orsini che pagò il suo indefettibile antifascismo con la morte e lo scherno finale del corpo, allo stesso modo di Mario che solo mani pietose ricomposero nelle spoglie perché fossero restituite alla famiglia in trepida attesa e avessero almeno sepoltura. I documenti, le immagini, il difficile compimento di un voto, àuspice quel Raffele Caporali amico di famiglia di antico sentire democratico, infine il vigoroso bronzo plasmato da Venanzo Crocetti, ci raccontano delle difficoltà incontrate a perpetuare la memoria di un uomo e di un tempo che paiono lontani, ma parlano ancora ai nostri cuori e alle nostre menti.

Merito di Grazia Romani è stato quello di aver messo insieme gli sparsi documenti che ora ( finalmente) si aggiungono a quelli già conosciuti e di averli fusi e resi vividi attraverso una narrazione che, con ductus letterario, è in grado di renderci partecipi di umane gesta che a noi paiono consonanti e delle quali ci sentiamo parte. Un modo non retorico per richiamare sentimenti, ideali, azioni da cui trarre esempio.