ISOLA DEL GRAN SASSO – “Le ruspe hanno completamente devastato una delle rarissime aree umide del versante teramano del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il lago Pagliara a Isola del Gran Sasso, distruggendo preziosissimi habitat tutelati a livello europeo dove vivevano specie di anfibi, come i tritoni, e uccelli anch’essi protetti”. La denuncia è della Stazione Ornitologica Abruzzese che mercoledì scorso, 15 novembre, ha depositato un esposto alle autorità per chiedere l’immediata interruzione di ogni lavoro e di perseguire eventuali reati.
“È desolante che in un’area protetta a livello europeo vengano rasi al suolo ettari ed ettari di rarissima vegetazione ripariale – afferma Augusto De Sanctis della SOA – che lo stesso parco definiva di elevatissimo valore naturalistico per la presenza di specie di piante e animali particolarmente protetti. Non sappiamo se i lavori siano gli stessi per i quali il comune di Isola del Gran Sasso, al fine di realizzare una pozza utile per l’antincendio, aveva chiesto il nulla osta del parco che lo aveva concesso prescrivendo però una stretta tutela della vegetazione ed escludendo categoricamente lavori in alveo e movimento terra. Se fossero proprio questi, sarebbe gravissimo sia per quelle che appaiono come palesi ed esplicite violazioni delle prescrizioni dell’Ente Parco sia perché addirittura sarebbero stati utilizzati fondi europei in totale contrasto con le direttive comunitarie che impongono la tutela di questi habitat e di queste specie”.
“Davanti a queste immagini di devastazione fa sorridere amaramente il ricordo delle note e surreali vicissitudini patite da un cittadino che aveva realizzato a mano e in buona fede degli stagni di pochi mq per favorire gli anfibi proprio all’interno del parco del Gran Sasso, perseguito per tale “misfatto” dalle autorità preposte fino a subire addirittura un processo penale. Vedremo ora se gli enti preposti imporranno non solo lo stop ai lavori ma anche il ripristino degli ettari distrutti, oltre a valutare la posizione dei responsabili di tale intervento devastante”, conclude De Sanctis.
Questo il testo dell’esposto:
Pescara, 15/11/2023
Ministero dell’Ambiente – direzione Patrimonio Naturalistico
Regione Abruzzo – ufficio parchi
Regione Abruzzo – ufficio foreste
Regione Abruzzo – servizio Valutazioni ambientali
Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Carabinieri Forestali della Provincia di Teramo
Carabinieri Forestali del Parco del Gran Sasso
Carabinieri Forestali di Tossicia
OGGETTO: lavori in corso nel Parco nazionale del Gran Sasso al lago di Pagliara – Isola del Gran Sasso (TE) – distruzione degli habitat presenti tutelati – distruzione di aree di riproduzione e rifugio potenziale di anfibi – mancato rispetto delle prescrizioni del nulla osta del Parco – RICHIESTA DI IMMEDIATA INTERRUZIONE DEI LAVORI
Oggi pomeriggio è pervenuta all’associazione scrivente una inequivocabile documentazione fotografica e video (raccolta oggi stesso e che qui si allega) che mostra la completa alterazione dei rari habitat del lago di Pagliara nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel comune di Isola del Gran Sasso (TE). Sono visibili ampi scavi realizzati con mezzi meccanici nel sedime del lago, con conseguente distruzione di stragrande parte della vegetazione presente, compresa quella arborea. Basta osservare le foto dell’area prima dell’intervento per comprendere il notevolissimo valore di questa area umida.
Si tratta di una iniziativa a dir poco sconcertante all’interno di un parco nazionale e in siti Natura2000 protetti dalla UE. Un’area di estremo valore naturalistico per la presenza di specie di fauna e flora e di habitat tutelati a livello europeo; si tratta di una delle pochissime aree umide dell’intero parco (si veda la dettagliata descrizione nel documento del Parco allegato). Dalle prime informazioni raccolte sembrerebbe trattarsi di un intervento realizzato dal comune di Isola del Gran Sasso, progetto che ha ricevuto numerosissime e altrettanto inequivocabili prescrizioni nel nulla osta dell’Ente Parco che appaiono stridere con quanto si può rilevare nelle immagini.
Tra le prescrizioni dell’Ente Parco, a mero titolo di esempio, ricordiamo:
“è assolutamente vietata la realizzazione di scavi, lavori di movimentazione terra e costruzione di nuovi manufatti all’interno del lago.
j) è vietato l’accesso in alveo con qualsiasi mezzo, considerando che il lago va inteso nella sua ampia accezione di area umida e considerando che dovrà essere presa in considerazione la massima superficie di invaso come riscontrabile nelle stagioni più favorevoli;”.
E oltre:
“qualsiasi lavorazione di riprofilatura delle sponde e di pulizia della vegetazione dovrà essere effettuata solo manualmente o comunque senza accesso di mezzi d’opera in alveo;”
Tali prescrizioni erano formulate su una prima versione degli elaborati progettuali, in quanto, testualmente secondo il Parco il progetto depositato presentava “evidenti rischi di determinare incidenze negative molto significative di alcuni degli interventi previsti, con particolare riferimento alla realizzazione di scavi, lavori di movimentazione terra, impermeabilizzazioni del fondo del lago …’
Nel nulla osta, il Parco richiedeva altresì di svolgere, prima dell’avvio dei lavori, rilievi dettagliati della vegetazione presente e delle sponde del lago, nonché un sopralluogo per concordare con maggiore precisione le aree su cui intervenire in maniera selettiva (al contrario di quanto si può osservare nelle immagini). In ogni caso, il nulla osta escludeva anche la modifica sostanziale del fondo del laghetto, intervento proposto – incredibilmente, verrebbe da dire, trattandosi di alterazione completa di ambienti tutelati da numerose norme comunitarie e nazionali (a partire dai divieti della Legge 394/1991; si veda non a caso quelli richiamati nel nulla osta del Parco) – dal comune.
Aggiungiamo che abbiamo inutilmente cercato sui siti istituzionali la documentazione della Valutazione di Incidenza Ambientale svolta dal comune, nonostante i precisi obblighi di pubblicità e trasparenza dettati dalle Linee guida nazionali sulla Vinca. Addirittura sembrerebbe, a leggere il nulla osta, che sia stato effettuato il solo “screening” Vinca. Se così fosse, si tratterebbe anch’essa di una evidente violazione delle Linee guida in quanto lo stesso nulla osta del parco evidenzia potenziali (e pesanti) incidenze negative per le specie e gli habitat protetti dalla UE.
Riservandoci ogni altro intervento e approfondimento, chiediamo:
1)di fermare immediatamente i lavori in corso presso il lago onde evitare più gravi conseguenze sulla fauna, sulla flora e sugli habitat protetti a livello nazionale e comunitario;
2)se effettivamente si tratta dei lavori proposti dal comune di Isola del Gran Sasso;
3)in tal caso, di valutare tutte le inosservanze rispetto al nulla osta;
4)di valutare la sussistenza di eventuali reati, ivi compreso quello previsto dall’articolo 733bis del Codice Penale;
5)sulla base di quanto previsto dal D.lgs.33/2013 e dal D.lgs.195/2005, al solo Ente Parco: a)copia del verbale del sopralluogo svolto preventivamente ai lavori così come prescritto nel nulla osta; b)copia del parere reso in sede di V.Inc.A.; c)copia dei rilievi prescritti relativamente allo stato del laghetto; d)copia degli studi di incidenza e degli elaborati progettuali depositati dal comune; e)copia della determina del comune di Isola del Gran Sasso di conclusione del procedimento di V.Inc.A..
PS: certo davanti a queste immagini non possono non tornare alla mente le note e surreali vicissitudini patite da un cittadino che aveva realizzato a mano e in buona fede degli stagni di pochi mq per favorire gli anfibi all’interno del Parco del Gran Sasso, perseguito per tale “misfatto” dalle autorità preposte fino a subire addirittura un processo penale. Siamo certi che ora vi sarà occasione per attivarsi anche con maggiore impegno, zelo e solerzia visto che in questo caso la rara e preziosa vegetazione preesistente, patrimonio del parco e dell’Europa, è stata devastata direttamente dalle ruspe.
Certo di un immediato riscontro, alleghiamo la documentazione citata nonché le immagini di prima (di alcuni anni or sono) e ora. – Augusto De Sanctis, Consigliere Stazione Ornitologica Abruzzese –