Piero Calamandrei è certamente l’autore più citato nel dibattito politico-istituzionale, eppure il meno attuato viste le continue violazioni all’assetto costituzionale, e al sistema di garanzie sostanziali rispetto al grande lavoro svolto da lui e dagli altri autorevoli costituenti. Giurista antifascista e padre costituente, Calamandrei fu tra i fondatori del Partito d’Azione nella convinzione che fosse lo Stato a dover rimuovere gli «ostacoli di ordine economico e sociale» che si frapponevano di fatto al godimento dei diritti: perché la libertà fosse, appunto, di tutti e perché la democrazia e la giustizia sociale potessero infine trionfare sul privilegio, sui soprusi e sull’egoismo.

“E’ compito dello Stato rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica.”

A 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica e della Dichiarazione dei diritti umani , il professor Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale e Comparato presso l’Università degli Studi di Teramo, nel ricordare le riflessioni di Piero Calamandrei sul significato delle libertà, ha inteso rendere omaggio all’altissimo valore democratico e civile della nostra Carta Costituzionale attraverso “il suo scritto più bello”, come lo definisce lo stesso Di Salvatore. Ne “L’avvenire dei diritti di libertà” Galaad edizioni, di cui ha curato l’approfondita introduzione, le argomentazioni acutissime che a distanza di tempo non hanno perso la loro forza, segnano ancora oggi il punto di inizio di ogni meditazione sul tema, al punto che ogni volta che qualcuno tenta di deviare o stravolgere le regole anche minime dell’ordinamento giuridico e morale, la sua “voce” integra e limpida è pronta a ripristinare i “normali” livelli di onestà personale, politica e intellettuale.

In quelle pagine Calamandrei afferma che “il liberalismo economico del XIX secolo fu uno strumento di cui la borghesia si servì per escludere tutti gli altri dal godimento delle libertà politiche. Non fu, dunque, garanzia di progresso sociale, ma privilegio, sfruttamento dei più poveri da parte dei più ricchi, in quanto era l’appartenenza a una determinata classe sociale ad assicurare la partecipazione attiva alla vita dello Stato.” Per quanto in premessa, “la proclamazione dei diritti di libertà non è sufficiente a garantire l’effettività dei diritti, perché occorre che sia accompagnata da una trasformazione della struttura economica della società civile. L’opera del padre costituente è incentrata sulla teoria e sull’avanzamento teorico dei diritti che nascono prima dello Stato, prima delle istituzioni, essendo i diritti innati in ogni essere vivente. Non si tratta quindi solo di diritti di libertà individuale, ma anche collettiva e che non possono essere soddisfatti se non c’è una sorta di garanzia da parte di chi governa.”

Ne parleremo a Montorio al Vomano mercoledì 12 dicembre alle 18,30 presso il Chiostro degli Zoccolanti. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

Luciana Del Grande