PESCARA – Le competenze acquisite sono ormai diventate centrali nel mondo del mercato del lavoro. Anzi gli stravolgimenti subiti dal settore negli ultimi anni sono essenzialmente dovuti alla nuova visione del lavoro che pone al centro le competenze rispetto agli apprendimenti. Di fronte a questo nuovo quadro del mondo del lavoro le regioni e il governo si stanno muovendo per ricalibrare la normativa e uniformare l’intero sistema in modo da renderlo intellegibile al lavoratore e soprattutto fruibile alle imprese. In quest’ottica si pone il progetto della Regione “VaLe – Certificazione delle competenze”, che è stato presentato oggi nel corso di un convegno all’Università D’Annunzio a Pescara sul riconoscimento dei crediti e certificazione delle competenze. In Abruzzo, come del resto in altre regioni, il percorso di allineamento con la normativa nazionale è partito da qualche mese e il cammino non appare agevole. L’Abruzzo è chiamato ad inserirsi all’interno di un sistema che finora si appoggia sulle 21 discipline delle diverse regioni italiane: basti pensare che negli ultimi 20 anni questo sistema ha generato qualcosa come 5000 qualifiche professionali e 20 mila competenze riconosciute con il reale pericolo che un lavoratore possa non verder riconosciuta la propria qualifica o competenza se cambia regione. Da qui la necessità di uniformare il linguaggio e soprattutto allestire un sistema unico di riconoscimento dei crediti e certificazione delle competenze adeguandolo all’offerta di lavoro delle imprese. Nel mondo, il 45% delle imprese lamenta di non trovare le competenze necessarie per fare impresa; in Italia la percentuale si abbassa a 37%, ma è una percentuale alta visto anche il livello di disoccupazione e inoccupazione che si registra nella società italiana. E soprattutto se si tiene conto della grande proliferazione di qualifiche e competenze che le regioni hanno messo su negli ultimi anni. Questi dati confermano che il meccanismo è bloccato e che le imprese per trovare le competenze preferiscono fare formazione interna o agevolare e finanziare l’avvio di start-up per poi assorbire nel proprio interno pur di rivolgersi all’esterno. In questo contesto un valore decisivo sono destinati a recitarlo i centri dell’impiego, al centro in questi giorni di idee di ristrutturazione e da qualche mesi passati stabilmente nelle file delle Regioni. Il punto irrinunciabile dal quale una riforma deve partire è la capacità dei Centri per l’impiego di fare orientamento perché solo grazie a questo è possibile fare una valutazione dei fabbisogni formativi da parte del mondo del lavoro. Una riconosciuta procedura di orientamento è solo il primo passo di una riforma nella quale lavoratori e imprese avranno ruoli centrali.