Chieti. “Dopo cinque anni di totale immobilismo arriva la solita pezza a colori da rivendersi durante la prossima campagna elettorale. Il problema della persistente presenza dei cinghiali c’era e continua ad essere ancora irrisolto. Concordare con le aree protette della Regione Abruzzo un piano di contenimento dei cinghiali in parchi e riserve non risolve affatto il problema dato che i presupposti tecnici e le norme europee e nazionali stridono con una impostazione dove si vuole imporre il controllo delle specie selvatiche esclusivamente attraverso l’utilizzo di gabbie di cattura”. Questo il commento del Consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo a proposito dell’iniziativa dell’assessore Lorenzo Berardinetti. “Il protocollo d’intesa – spiega Febbo – non solo non risolverà il problema dei danni alle colture agricole e degli incidenti stradali ma lo aggraverà e per di più in completa illegittimità tecnico-giuridica. Prevedere un controllo basato solo sulle catture è una riduzione che può portare solo al fallimento e prova ne sia che il legislatore, insieme agli organismi tecnici del ministero, come già approfondito anni orsono dall’assessorato che dirigevo, aveva già concepito la legge quadro delle aree protette (L.394/91), inserendo la legittima previsione che all’interno dei parchi e delle riserve regionali è possibile procedere con gli abbattimenti selettivi anche con i selecontrollori residenti all’interno di esse. Nonostante ciò, la Regione e l’assessore Berardinetti si ostinano a prevedere piani di controllo utilizzando solo recinti di cattura. In questo provvedimento ‘elettorale’ prevedo solo sperpero di denaro ed un danno erariale poiché ritengo che interventi costosi come le catture (che prevedono costi per costruzione di recinti e personale addetto) non possono sostituire interventi con i cacciatori a costo zero: chi paga queste spese per il montaggio della gabbie, per la loro gestione, per gli spostamenti, trasporto animali anche per pochi capi? (chi viene a caricare anche solo pochi animali?). Non solo – prosegue Febbo – predisporre un piano di controllo così articolato comporterà dei tempi molto lunghi che la Regione non si può permettere. Ormai sono sotto gli occhi di tutti i continui incidenti provocati dalla fauna selvatica. In particolare, nella Provincia di Chieti la maggior parte degli incidenti avvengono a ridosso delle riserve regionali (Punta Aderci e Fosso delle Farfalle). I cittadini sono ormai esausti e vogliono una riposta immediata. Basta con le vecchie e consuete posizioni ideologiche, è ora d’intervenire con tutti i mezzi che la normativa consente. Inoltre – conclude Febbo – oggi le normative vietano di portare gli animali selvatici ai mattatoi (il regolamento europeo prevede per i mattatoi sono solo per gli animali allevati). Chi li sopprime peraltro quando sono catturati visto lo stress del trasporto che fa scadere la qualità delle carni per la produzione adrenalinica? Diffideremo le Asl a dare parere favorevole alla macellazione presso i mattatoi non contemplata dai regolamenti europei e chi firma simili autorizzazioni se ne assumerà la responsabilità in sede civile e penale”.