La vicenda dei magi, i misteriosi pagani che l’evangelista Matteo immagina in un viaggio dall’Oriente fino al cospetto del Figlio di David seguendo una stella è nota a tutti fin da bambini e viene da lontano. Risalendo alle fonti più tradizionali e dando conto delle ultime scoperte, c’è nuova luce sui misteri ancora irrisolti, sulla genesi e la diffusione delle varie versioni che hanno fatto dei tre re pagani tre icone del cristianesimo o, di volta in volta, il simbolo delle razze primigenie scaturite dai tre figli di Noè; dei tre continenti del mondo antico: Asia, Africa ed Europa; dei tre momenti dell’esistenza: giovinezza, maturità e vecchiaia; delle tre scansioni temporali: passato, presente e futuro. Per Eraclito, i Magi erano i depositari di oscuri culti misterici; Erodoto, invece, pone l’accento sulla provenienza etnica dei magi, sostenendo che formavano una tribù. Plutarco invece, li descrive come esponenti di una tradizione magica, la cui essenza rimane inafferrabile. Molti studiosi ne hanno indicato la presenza nel mondo indoiranico fra il I secolo a.C. e il I d.C., altri ne hanno ribadito il nesso con gli astrologi-sacerdoti degli insegnamenti di Zarathustra, figure ponte tra Oriente e Occidente, cerniera tra culti e religioni. Il termine “Magi” deriva da una parola in persiano antico: mag?sh. Con questo termine venivano chiamati nell’Impero persiano i sacerdoti di Zoroastro. È probabile dunque che i Magi fossero dei sapienti, forse perfino dei conoscitori delle arti magiche, o più presumibilmente uomini di scienza e lettere, come gli scribi tra i Ebrei, i filosofi tra i Greci, i savi per i Latini. Uomini saggi, dunque, conoscitori della natura e dei suoi segreti. È anche presumibile che fossero astrologi o astronomi, visto il loro particolare interesse per le stelle, e, in particolare, per la stella che li ha guidati. In realtà la stella potrebbe essere interpretata come un simbolo preso dalle Scritture.

Quale possa essere il confine che separa la leggenda dalla storia, in riferimento alla vicenda dei Re Magi, di cui si parla e racconta nel Vangelo canonico di Matteo, è un tema essenziale dell’evento più importante della storia: la nascita di Gesù. In base al racconto evangelico di Matteo, Gesù è il messia che discende da David e attraverso la sua nascita si ha il compimento della profezia contenuta nel Vecchio Testamento. Secondo il racconto di Matteo, i Magi provengono dall’Oriente seguendo una stella, la quale appare in cielo nello stesso giorno in cui avviene la nascita del principe di Israele. In base alle fonti, che nel corso dei secoli si sono sovrapposte fino a confondersi in un groviglio di dati inestricabile, la leggenda dei magi si è diffusa dando una fisionomia dei magi: Melchiorre era vecchio e canuto e aveva i capelli e la barba sciolti, e indossava una tunica color giacinto e un mantello arancione; Gaspare possedeva l’aspetto imberbe e il viso innocente, dovuto alla giovane età; Baldassarre era cupo in volto e dall’incarnato scuro. In base a una delle tante interpretazioni sorte intorno ai Re Magi è maturata la convinzione che bisognava attribuire un valore simbolico alle loro diverse età, giacché rappresenterebbero i tre momenti fondamentali della vita dell’uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.

I Magi, secondo il racconto della leggenda e quello evangelico di Matteo, depongono ai piedi del bambinello i doni e s’inchinano in modo differente di fronte al nuovo principe di Gerusalemme. Sia l’offerta dei doni sia l’atto dell’adorazione dimostrano che i Re Magi sono consapevoli della divinità di Gesù, secondo la tesi approvata e sostenuta dai padri della chiesa, quali Ambrogio e Giovanni Crisostomo. Nei sermoni di Leone Magno si trova una spiegazione molto profonda del valore simbolico dei doni offerti dai Magi a Gesù. L’oro viene offerto perché egli è Re, l’incenso perché è Dio e la mirra perché è mortale come tutti gli uomini. La stella che compare in cielo il giorno della nascita di Gesù e guida i Magi nella loro ricerca viene da diversi pensatori considerata come la manifestazione della grazia divina, che assume le sembianze dell’angelo.

I Re Magi dunque sono figure tradizionali del Presepe molto conosciute e amate da tutti. Che restano nella scatola fino all’ultimo, ovvero fino al 6 gennaio, data in cui vengono presi e posti davanti alla capanna in cui Gesù è nato. Il loro arrivo decreta anche la fine delle Feste. Hanno un aspetto esotico, che li differenzia da qualsiasi altro personaggio del Presepe, sono vestiti come Re, spesso almeno uno di loro ha con sé un cammello, e offrono al Bambino ricchi doni: oro, incenso e mirra. Ma questi tre personaggi , partendo da un testo evangelico scarno ed essenziale portano con loro elementi popolari, leggende, tradizioni folkloriche, fino ad acquisire una nuova, più vasta dimensione. La tradizione orale e il diffondersi del racconto, arricchito via via da sempre maggiori dettagli, nel corso dei secoli, portano alla consacrazione di avvenimenti e figure, che diventano canonici e universalmente accettati. È probabile che l’inserimento di queste tre figure sulla scena della Natività sia servita, in un primo tempo, a conferire ad essa la solennità e il riconoscimento che meritava. Non si poteva permettere che il Figlio di Dio ricevesse l’adorazione solo di pastori e contadini: la nascita di un principe meritava l’arrivo di ambascerie illustri pronte a festeggiarlo. Ma, trattandosi di Gesù, che per tutta la Sua vita mortale sarà inviso al potere politico e religioso, questa delegazione di uomini nobili e sapienti poteva giungere solo da molto lontano. Sono dunque tre stranieri, tre sacerdoti persiani, a riconoscere nel neonato il Re di Israele, ad accoglierlo come unico Dio, in virtù dei loro studi e delle loro conoscenze religiose, laddove il potere locale, costituito da Erode e dai suoi sapienti, e quello religioso dei sacerdoti ebrei, non solo lo ignorano ma, una volta scoperto, tentano di eliminarlo.