PESCARA – È ripreso questa mattina, dopo i rinvii del marzo e del luglio scorsi, dovuti all’emergenza Coronavirus, il duplice procedimento in corso davanti al gup del Tribunale di Pescara, sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti, e sul presunto depistaggio dell’inchiesta.
Per quanto riguarda il primo versante, che conta 25 imputati, la Provincia di Pescara ha chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile contro gli imputati accusati di disastro. A seguire i legali dei responsabili civili, ossia Presidenza del Consiglio, ministero dell’Interno, Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Farindola, hanno chiesto di essere esclusi dal procedimento. Il pm Andrea Papalia e i legali delle parti
civili si sono opposti e il gup , Gianluca Sarandrea si è ritirato per decidere, aggiornando l’udienza alle 15. Ultimate le questioni riguardanti le responsabilità civili il gup, sarà esaminata la possibilità che i due procedimenti vengano riuniti.
Per consentire lo svolgimento dell’udienza nel rispetto delle normative anti-Covid, sono utilizzate cinque aule simultaneamente, con quella principale, nella quale trovano posto il giudice, la pubblica accusa e gli imputati con i loro difensori, collegata attraverso un sistema audio-video alle altre quattro. Le parti che intendono intervenire e che si trovano in aule diverse dalle principali, devono alzare la mano e prenotarsi, per poi prendere la parola all’interno dell’aula principale.

C’era la possibilità di tenere il processo in un palasport, nel cortile del tribunale o in questa situazione. Occorre prendere atto che la scelta fatta rappresenta un esperimento fallito e non conforme a quanto disposto dal codice di procedura penale. Bisogna iniziare a ragionare sulla possibilità Pescara non sia compatibile con questo processo“. Così l’avvocato Romolo Reboa, che assiste i familiari di alcune vittime del disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), costituitesi parti civili nel procedimento in corso davanti al Gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, in merito alla decisione di tenere l’udienza in cinque aule distinte, contemporaneamente e in collegamento audio-video tra loro. Scelta dettata dalla necessità di rispettare il distanziamento sociale, alla luce dell’emergenza Covid, in un processo con oltre 250 persone, tra imputati, responsabili civili, parti civili e loro avvocati. “Io in questo momento, se devo interloquire con uno dei miei assistiti, devo alzarmi e andare in un’altra aula per cercarlo, perdendo la possibilità di seguire il processo – ha proseguito Reboa – oppure se il mio assistito volesse parlare con me non potrebbe farlo, così come non è possibile concordare strategie di difesa con altri avvocati che si trovano altrove” – ANSA –