TERAMO – Non si è costruito un’immagine come desiderava, ci è nato… E’ sempre stato così anche se con il passare degli anni, Roberto Cappellacci ha accentuato il suo anticonformismo (a noi ricorda moltissimo Luciano Zecchini), al pari di una simpatia dilagante.

Venerdì qualche tavolo lo ha girato, anzi diversi in occasione del ritrovo di Eccellenza Story a Roseto degli Abruzzi (nella foto di copertina lo vedete dialogare con Marco Pomante e sullo sfondo è riconoscibile Alessandro Brunetti de L’Aquila). Il look? Non esiste e se esistesse porterebbe la sua firma perché è quasi unico. Dà sempre l’impressione di trovarsi in qualsiasi luogo e vivere ogni circostanza quasi per caso, improvvisando i momenti. Nessun cerimoniale da rispettare, nessun vincolo istituzionale. Nelle domeniche di calcio non lo vedi quasi mai se non in campo e se talvolta riesce anche a dire qualcosa a mezzo stampa, è molto probabile che non si arrivi quasi mai a compimento di una semplice intervista… Ci sono stati momenti che è andato via dicendo “…me ne torno a cucinare gli arrosticini” o, per tornare indietro nel tempo, sfidare pubblicamente il suo presidente: “Ma oggi che ho vinto, perché non chiedete a Campitelli se mi caccia lo stesso?“.

A proposito dell’ex presidente del Teramo, in splendida forma fisica: guardate la foto in basso, è accompagnata da un “Gatta ci cova” che è tutto un programma… Mi è stata inoltrata, a notte fonda, da uno che se lo scrive sa… come nessuno! Non farò il suo nome ma di una cosa siamo certi, anzi certissimi: Luciano Campitelli e Salvatore Di Giovanni restano due “malati cronici” di calcio, nonostante per cinque lustri tra l’uno e l’altro, lo abbiano saputo fare, e molto bene: in maniera più prudente l’ex del San Nicolò e del Notaresco e più spregiudicata l’altro ma pensare che la “quiete” dell’oggi, arrivata a margine di storie da poter trascrivere negli annali, sia una verità assoluta ed indissolubile, no. Non lo è: potessero, ricomincerebbero entrambi da oggi. Non ce lo confesseranno mai, ma è così.