E’ legittimo l’assorbimento del Corpo  dei forestali nell’Arma dei carabinieri. Lo ha stabilito la  Corte costituzionale che ha dichiarato non fondate le questioni  di costituzionalità sollevate da tre Tribunali amministrativi  regionali (Abruzzo, Veneto, Molise). La Corte ha ritenuto dunque che sia  la legge delega sia il decreto delegato non presentano vizi di  costituzionalità in quanto le relative scelte – spiega un  comunicato dell’ufficio stampa della Consulta – sono “il frutto  di un bilanciamento non irragionevole tra le esigenze di riorganizzazione dei servizi di tutela forestale e quelle di  salvaguardia delle posizioni del personale forestale”.

La Corte ha ritenuto che sia la legge delega sia il decreto  delegato non presentano vizi di costituzionalità in quanto le  relative scelte sono “il frutto di un bilanciamento non  irragionevole tra le esigenze di riorganizzazione dei servizi di  tutela forestale e quelle di salvaguardia delle posizioni del  personale forestale”. Una tesi analoga a quella sostenuta  nell’udienza pubblica davanti alla Consulta dall’Avvocatura  dello Stato che, in rappresentanza della presidenza del  Consiglio dei ministri, aveva chiesto di rigettare le questioni
sollevate dai Tar di Abruzzo, Molise e Veneto perché nella  riforma sono stati correttamente bilanciati tutti gli interessi  costituzionali in gioco, compresa la tutela del lavoro.
Ai tre tribunali si erano rivolti alcuni appartenenti al  Corpo Forestale che volevano restare nel comparto sicurezza, ma  non diventare militari, e dunque assumere uno status che avrebbe  avuto anche conseguenze sui loro diritti civili: perché un  militare non può, per esempio, scioperare e subisce una  compressione della libertà di associazione e di esercizio  dell’attività politica. Concetti su cui hanno insistito davanti  alla Corte costituzionale gli avvocati Egidio Lizza, Vittorio  Angiolini e Emanuela Mazzola. Per gli appartenenti alla
Forestale “non c’è stata una vera libertà di scelta”, hanno  sostenuto: troppo pochi i posti disponibili nelle altre  amministrazioni (600, meno del 10% del personale), con il  rischio di finire, in caso di non accettazione della domanda, in  mobilità.
“L’articolo 97 della Costituzione impone allo Stato di  organizzare la pubblica amministrazione in modo di assicurane il  buon andamento. E la confluenza della Forestale nei carabinieri  realizza questo principio” hanno replicato gli avvocati dello  Stato Leonello Mariani e Gesualdo D’Elia, che hanno parlato di  una “buona riforma” e spiegato che la scelta è ricaduta  sull’Arma perché ha funzioni e distribuzione territoriale più  simili a quelle della Forestale. I diritti dei lavoratori,  secondo la loro tesi, non sono stati compressi: “la  militarizzazione poteva essere evitata chiedendo il transito  nelle altre amministrazioni” e comunque “diritto al lavoro non  significa diritto alla conservazione di un determinato posto di  lavoro”, altrimenti sarebbe impossibile procedere a qualsiasi  riorganizzazione. (ANSA).