I bianchi e i neri non sono andati mai d’accordo. Se escludiamo dal novero i tifosi della maglietta juventina, il bianco è l’assenza di colore, perché fagocita tutti gli altri, li annulla, emerge su tutti col suo candore. Il nero è il mix di tutti i colori, li comprende tutti, con tutti si fonde. Il santo e il peccatore. Lo spirito e la materia. Il primo che vola alto, il secondo che sprofonda nel basso. Ma sono stereotipi utili solo a confondere le coscienze! Finte verità che hanno dato vita da sempre a conflitti cruenti e inenarrabili. Spesso i colori hanno acquisito sfumature diverse, si sono interscambiati tra loro. Ma la crudeltà è rimasta invariata, nascosta da motivazioni diverse. Non ci sarebbe stata la lotta tra Guelfi e Ghibellini senza i colori, né ci sarebbero state le crociate, né la Guerra di Secessione, né il terrorismo distruttivo dell’Isis. Non ci sarebbe mai stato l’apartheid in Africa, il ku klux klan in America, la shoah in Europa, un vero sterminio di massa. Spesso il colore è stato sostituito da appellativi diversi, come ebreo, negro, infedele. Le bandiere degli stati sono state rappresentate con dei colori. Le divise degli eserciti hanno il loro colore. Il colore serve per distinguersi: tra tutti i colori, come si è detto, il bianco rappresenta l’opposto del nero. E il conflitto di questi due colori non accenna a placarsi: a Teramo ha raggiunto la Villa Comunale, ha contagiato i cigni del vecchio laghetto, ha causato vittime e feriti. I reduci irreducibili, che si beccano tra loro all’ultimo sangue, e che presto saranno separati, sono rimasti due cigni neri e tre bianchi. Bellissimi, visti singolarmente, apparentemente simili; ma divisi dal colore, il bianco e il nero. Tanto che viene da pensare e dubitare su quale sia l’insegnamento che viene da questi animali, su quale sia il valore da apprezzare di più, se l’essere o l’apparire!

 

di Pasquale Felix

 

foto di Renata Ronchi