ROSETO DEGLI ABRUZZI – Si terrà questo pomeriggio alle 19, nel Palazzo del Mare, sul lungomare Trieste a Roseto, l’incontro-dibattito e la presentazione del libro “Invasione silenziosa” del giornalista venezuelano Raul Alberto Dìaz. Durante l’evento, promosso dal gruppo SolidAli con il Venezuela e dal Circolo Culturale Chai Khana Roseto, l’intervista e la presentazione saranno a cura del giornalista Rai Umberto Braccili.

LA TRAMA. “In America Latina”, si legge sulla quarta di copertina, “un progetto di invasione fu consumato in silenzio, dopo diversi tentativi di occupazione con la forza. Uno degli ostaggi del primo tentativo di colpo di stato in Venezuela nel 1992, ci racconta questo romanzo di tra la realtà e la finzione su un’occupazione avvenuta attraverso l’infiltrazione di agenti e consisteva nella trasformazione di un sistema democratico, per portarlo al comunismo. Per raggiungere il loro obiettivo, hanno usato l’indottrinamento di massa, prima della sottomissione della popolazione attraverso la fame, i confini e il controllo economico, causando il più grande caos e diaspora registrata nelle Americhe. Tuttavia, le ricchezze del paese invaso erano così grandi che il progetto di origine politico fu trasformato in saccheggio di denaro, oro, petrolio, uranio, diamanti e torio, il più grande nella storia”.

L’AUTORE. Questa, invece, una breve biografia del giornalista e scrittore Raul Alberto Dìaz, tratta dalle primissime pagine del romanzo: “Dopo essere fuggito dalla sua terra natale, il Venezuela, si è convinto a scrivere questo romanzo, un misto di realtà e finzione la cui trama raggelerà i lettori e permetterà loro di conoscere il quadro creato dai leader di una corrente di pensiero la cui fonte di idee si è esaurita con il progresso della società e la sua terza rivoluzione industriale. La storia racconta di come una nazione sia stata invasa silenziosamente, come ultima risorsa dopo diversi tentativi di farlo con la forza e sottoposta a una trasformazione a cui ha sempre resistito, Questo pezzo letterario raccontato da colui che è stato tenuto in ostaggio nel suo paese nel primo tentativo di colpo di Stato del primo mattino del 1992, lascia un avvertimento alle nazioni del mondo sul rischio che possano diventare oggetto di gruppi economici di cui ignorano l’esistenza”.