Sarebbe davvero bello e stimolante scendere in cantina con tutti i componenti della Giunta D’Alberto: come si conviene tra amici che, tra un bicchiere di vino e l’altro (pochi però!) vogliono fare un primo bilancio della “navigazione” finora intrapresa.
Sono tutti là, Antonio, Valdo, Stefania, Simone, Maria Cristina, Gigi, Sara con Gianguido ed accompagnati da Andrea.
Li immagino ben accomodati in sedie con comodi cuscini e ritemprati da un calore che è davvero confortevole, soprattutto in questi giorni in cui il rigore invernale si fa sentire.
Un bilancio che in questa circostanza non prevede che si parli dei risultati raggiunti, con riferimento alla delega conferita, così come non verrà proferita parola sulle occasioni o insidie venute allo scoperto per effetto di un rapporto con un personale del Comune, forse abituato ad un’altra impostazione (considerando che l’orientamento politico avverso a quello dominante aveva gestito la “cosa pubblica” per quattordici anni).
No: oggi l’argomento su cui i “nostri” si misureranno sarà in merito a quanto essi, uno ad uno, sentano lo “spirito di squadra”, cioè quell’amalgama che rappresenta il valore aggiunto perché una compagine viva nel proprio intimo, una sinergia tale, da essere sufficiente un cenno perché si riesca ad operare all’unisono.
L’argomento, iniziato in modo baldanzoso e forse ritenuto quasi inutile, poi comincia a scivolare in profondità ed allora vengono allo scoperto le diverse “spigolosità” personali, che spaziano dal narcisismo all’autoreferenzialità, alla voglia di fare ma perdendo di vista di invadere lo spazio di un altro, al vittimismo come vivere il proprio ruolo come poco incisivo.
A questo punto Gianguido si toglie gli occhiali, pulisce accuratamente le lenti ed esprime il proprio plauso per la strada percorsa, che sicuramente non sarebbe stata priva di trabocchetti o di trappole e quindi qualche sbandata andava necessariamente messa in conto: adesso, dopo le proprie felicitazioni per un rodaggio che sta completandosi con le festività natalizie, annuncia che sta per iniziare la partita più aspra, che gli avversari di varia forma e colore vorranno combattere con il proposito di menare fendenti ed andare all’attacco senza esclusione di colpi.
Ragione in più perché quelle criticità del primo round debbano essere accuratamente tolte dal tavolo: il sindaco richiama tutti i componenti la Giunta ad una sinergia che non può essere ricordata ad intermittenza, ma esprimersi in modo continuativo.
Andrea annuisce e dà la sua disponibilità per essere coach fin dalle prime battute di questo “girone di ritorno” del primo anno, perché mette già in conto i rischi di imboscate che potrebbero sconquassare un vascello che dovrà presentarsi tutt’altro che fragile ai diversi appuntamenti, primo fra essi le elezioni regionali.
Gli assessori si guardano negli occhi: sono espressioni del viso ricche di significato che non richiedono parole, tanto sono evidenti gli indirizzi che esortano ad un esercizio di gioco di squadra nel proprio ruolo, rifuggendo da personalismi o da sconfinamenti in aree altrui.
Sarebbe proprio bello e ben augurante che, completata questa intesa, i “magnifici nove” bevano d’un fiato “il bicchiere della staffa” per poi avvertire un brivido che corre lungo le loro schiene: ognuno di loro lo interpreterà a proprio modo, ma il significato è comune : tanti occhi sono puntati su di loro e questo li motiva a riscoprire il senso di una compattezza che dovrà essere davvero formidabile.
Ernesto Albanello