TERAMO – Futuro del Castelnuovo?

Ad inizio settimana avremo un incontro con l’Amministrazione Comunale per capire cosa potrà accadere. Anche se ad oggi sono quasi nulle le possibilità che la D resti a Castelnuovo”. Facciamo nostre le dichiarazioni pubblicate da atuttocalcio.tv da parte del patron neroverde Attilio “Dino” Di Stefano. Quando? Nell’imminenza della gara odierna, decisiva per la promozione, contro il Montespaccato! L’esito della partita potrebbe riportare la serie D nel centro della provincia teramana (basterà non perderla), quello che non è mai cambiato negli anni, quello che vive della passione di pochi ed il cui Sindaco, Aniceto Rocci, ha l’onore (e ancor di più l’onere) di provare ad essere vicino in qualche maniera a due diverse società (l’altra è la Torrese) entrambe militanti, ad oggi, nel campionato di Eccellenza abruzzese.

Ma Di Stefano questa realtà la conosceva quando due anni or sono ne prese le redini? Sapeva che Castelnuovo Vomano non è equiparabile ad altre piazze presenti in una provincia nella quale lui è “ospite”? Immaginava, forse, d’avere la forza per stravolgerne storia ed abitudini? Tutto sbagliato, così come ha il triste sapore della decisione presa l’affermare, nella settimana post-Montespaccato e pre-Serie D, che “sono quasi nulle le possibilità che la D resti a Castelnuovo“.

E dove avrebbe intenzione di portarla la quarta serie teramana il signor Di Stefano, ammesso che gli sia concesso dalle Carte Federali che, se lette attentamente, qualche dubbio lo pongono? Ed è certissimo che non incorrerà in difficoltà migratorie anche imprevedibili?

Un consiglio? No, una nostra valutazione sui generis, senza voler urtare la sua suscettibilità.

Vada via lui e lo faccia da “signore del calcio”, perché passerebbe alla storia come il presidente, anzi il patron che è piovuto dal cielo e che, in due anni, è riuscito a ripetere il “miracolo Castelnuovo”. Questo non glielo toglierebbe nessuno e neppure la storia, quella che lui non ha considerato o che ha valutato malissimo quando venne a fare calcio in una provincia che non è, appunto, la sua. Squadra di calcio compresa; quella appartiene al territorio, sempre.