A fronte dei danni provocati dalle recenti mareggiate il Comitato Dune Bene Comune, che chiede di bloccare la realizzazione di nuovi stabilimenti in Abruzzo e di rimettere mano ai piani spiaggia per alleggerire la costa dalle strutture antropiche più pesanti. Questo perché, secondo l’associazione, la presenza di dune e vegetazione costiera sulle spiagge aiuterebbe a prevenire o limitare grandemente i danni, come mostrato nelle foto allegate a corredo. Ecco la nota completa:

Il mare si innalza, quali comuni costieri hanno il piano di mitigazione per i cambiamenti climatici? I progettisti di infrastrutture ne tengono conto, dal Cofa alle piste ciclabili e ai porti?

Le foto raccolte ieri alla stazione di Tollo a Ortona (ma lo stesso è avvenuto, ad esempio, a Vasto marina) sono impietose: dove sono sopravvissute le dune e la vegetazione a fare da cuscinetto rispetto al moto ondoso non ci sono grandi danni. Invece dove si è costruito sulla spiaggia eliminando ogni forma di naturalità si registrano criticità estreme. Basterebbe leggere un manuale di ecologia marina e di geomorfologia per conoscere queste regole basilari eppure gli stessi rappresentanti dei balneatori e alcuni amministratori locali, come quelli di Ortona e Vasto, in questi mesi hanno continuato ad avanzare la loro ricetta a base di nuovi stabilimenti anche nelle residue zone costiere con le dune, a Vasto nel pieno di una riserva naturale e a Ortona in una delle zone più belle d’Abruzzo dal punto di vista paesaggistico.

Poi tutti a piangere lacrime di coccodrillo e a chiedere interventi sempre più pesanti e costosi, pagati dalla collettività.

A nostro avviso è urgente un radicale cambio di visione, tenendo conto degli effetti dei cambiamenti climatici e del conseguente innalzamento del livello medio marino che si somma alle criticità derivanti dall’artificializzazione della costa. In tutti il mondo si stanno facendo piani e opere per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Qui si continua a progettare infrastrutture che dovrebbero funzionare per decenni senza tener conto di questi dati ormai acquisiti dagli scienziati. È sintomatico che mentre a New York il nuovo fronte mare è pensato proprio per difendere la città dalle onde a Pescara all’ex COFA si sognano grandi insediamenti, praticamente tra mare e fiume.

La costa abruzzese non solo è tra le più cementificate d’Italia ma è anche tra quelle più a rischio secondo lo studio dell’ENEA. È sconfortante il livello della discussione e della progettualità che vede nella costa una mera porzione di territorio da spremere nel brevissimo periodo senza tener conto dei limiti imposti dalla Natura. Si dice sempre di non costruire nell’alveo dei fiumi, perché prima o poi l’acqua si riprende cosa l’uomo ha tolto alla Natura. Con il mare e con le spiagge funziona allo stesso modo.

Quindi la ricetta è semplice:

1)stop a nuovi stabilimenti balneari lungo la costa abruzzese;

2)rifare i piani del demanio costiero regionali e comunali per ridurre progressivamente le strutture più pesanti sul litorale;

3)redigere piani comunali di mitigazione per gli effetti dell’innalzamento del livello marino;

4)pianificare opere pubbliche tenendo conto dei dati relativi ai cambiamenti climatici.

COMITATO DUNE BENE COMUNE