PESCARA – La sentenza emessa dal Tar dell’Aquila in merito al calendario venatorio non è accettabile da parte della Federazione Italiana della Caccia. “Purtroppo, con rammarico, dobbiamo constatare che i giudici hanno descritto come vecchi i dati dei censimenti 2009-2018 degli uccelli acquatici in Italia, che sono invece i più recenti disponibili, essendo stati pubblicati nel 2021, mentre quelli del Piano Faunistico Venatorio risalgono al 2014. Evidentemente i giudici non hanno approfondito quali dati sono più recenti arrivando così ad emettere una sentenza forse un po’ troppo affrettata e sicuramente non in linea con quanto gli stessi Giudici avrebbero dovuto verificare”. Lo dichiara il Presidente di Federcaccia Abruzzo, Ermano Morelli.

“Il Tar Abruzzo ha previsto il divieto di caccia alle foci dei fiumi dichiarando che la Regione Abruzzo non avrebbe istituito le zone di protezione lungo le rotte di migrazione – spiega Morelli – mentre la Regione Abruzzo ha ben 26 Riserve Naturali, 59 siti Natura 2000, 5 Oasi di protezione, 3 Parchi Nazionali, 1 Parco Regionale, 57 zone di ripopolamento e cattura e altre diverse forme di tutela territoriale che portano a una percentuale di territorio protetto superiore al 60%. Ci chiediamo, a questo punto, su quali basi e su quali informazioni Il TAR ha emesso questa sentenza. Se i giudici avessero fatto ricorso alla giurisprudenza avrebbero anche accertato che i loro colleghi del Tribunale Amministrativo Regionale della Sicilia hanno stabilito che le oasi di protezione e le ZPS costituiscono proprio le zone di protezione lungo le rotte di migrazione. Anche in questo caso le decisioni del Tar L’Aquila appaiono molto superficiali”.

“Ci auguriamo che al momento del giudizio di merito i giudici valutino con la doverosa certezza delle leggi e delle norme quanto stabilito. In ultimo, infatti, voglio sottolineare un ulteriore errore che a nostro avviso i togati hanno commesso – continua il Presidente di Federcaccia – emettendo una sentenza frettolosa e su basi sicuramente inesatte. I giudici del Tar hanno infatti ignorato che il nuovo Piano Faunistico Venatorio non prevede il divieto di caccia alle foci dei fiumi. A pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca diceva qualcuno e il nostro pensiero ricorrente è che i giudici abbiano citato il Piano faunistico solo quando si dovevano penalizzare i cacciatori. Riteniamo sia giunto il momento che non si operi in un’unica direzione, spesso errata, contro la caccia a prescindere. Ricordiamo che i cacciatori sono utili per la difesa del territorio, la salvaguardia dei sottoboschi, un corretto utilizzo della natura. Non vogliamo che questa volta per motivi non legittimi ad essere impallinati siano i cacciatori”.