Il “summit dei summit”, l’incontro dei grandi tra i grandi, si è aperto in Cornovaglia con la presenza dei leader dei 7 paesi più ricchi, potenti, industrializzati del mondo occidentale (Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Usa, Canada e Giappone). Un gruppo di pezzenti. Da che si riconosce un pezzente ? Da che si riconosce un ipocrita ? Ecco un esempio.  La prima mossa – tutta scena – è stata all’insegna della finta carità: i ricchi pezzenti promettono un miliardo di dosi di vaccini anti-Covid ai poveri. Ma ce ne vorrebbero 11 miliardi per raggiungere una protezione vaccinale accettabile a livello mondiale. E, anche per quelli promessi, frenano sui tempi mentre il problema è affrontare la pandemia adesso, senza attendere. Al ritmo attuale, ha fatto presente Oxfam, ci vorrebbero 57 anni per i paesi a basso reddito per raggiungere il livello di vaccino dei paesi del G7. Per accelerare, un passo importante è la levata di tutti i blocchi all’export.

Sembra chiaro che vogliano presentarsi al mondo come “i bravi ragazzi globali”. Ma la realtà è che queste nazioni più ricche nell’ultimo mese hanno vaccinato in media una persona al secondo, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi in via di sviluppo ancora non è stata in grado di somministrare una singola dose.  Così la disuguaglianza tra Paesi ricchi e poveri nell’accesso ai vaccini è più drammatica che mai. La disuguaglianza nell’accesso ai vaccini  è dovuta dalla limitata capacità di produzione a livello globale, bloccata dal sistema di monopoli con cui operano le case farmaceutiche: al momento, con brevetti esclusivi, non condividono tecnologia know-how, azzerando di fatto la possibilità di concorrenza nel mercato.

Ma è inutile  chiedere a questi ipocriti e bugiardi dove sono le vaghe promesse di levare i brevetti, malgrado il voto all’Europarlamento. Non rispondono neppure agli appelli di Papa Francesco questi ”buoni” . Eppure l’unico passo per salvare il mondo è il trasferimento di tecnologia, per permettere di produrre vaccini nei paesi emergenti e farli uscire dalla dipendenza attuale.

Consegnando il potere di decidere della vita e della morte di milioni di persone a un ristretto numero di case farmaceutiche, le nazioni ricche non fanno altro che prolungare l’emergenza sanitaria globale, mettendo a rischio altre innumerevoli vite nonostante abbiano beneficiato di circa 100 miliardi di euro in aiuti pubblici. Siamo al nazionalismo farmaceutico, il segno evidente di una catastrofe morale. Ricco che vive contro povero che muore

La corsa al vaccino in effetti, con buona pace delle tante parole spese quando la cura contro la pandemia non era ancora disponibile, è diventata una gara dove chi offre di più vince.

Ora, è vero che i problemi sono altri: la nazionale, le vacanze, l’abbronzatura, la prova costume, rifarsi le labbra, i drammi del grande fratello, la scuola di salsa. Dopo aver eliminato gli specchi in casa. Vero che i pezzi di merda sono qui perché pensare  ai 7 grandi. Vero che la stras tra stra grande maggioranza con costanza e coerenza riesce a mantenersi indifferente  a tutto e vive solo per cacare e mangiare e fingere su tutto . Indifferente a tutto ciò che non avviene nei due metri quadri della propria vita. Nell’Italia cristiana che in questi giorni affollerà le chiese. Ma mi chiedo: nell’Italia cristiana che raccoglie e distribuisce ceci e fagioli davanti ai supermercati stile vecchio Epulone. Nella capitale mondiale del cristianesimo, anche se in un mondo falso, pieno di “buoni”, tra Vescovi specialisti di ruberie, falsità, cucina e mangiatoie, dame di carità tutte impellicciate, generosi puttanieri in giacca e cravatta, amanti dei cani, adoratori del cigno nero, difensori del gatto, protettori del pettirosso, tutori del pino marittimo da non confondersi con il pino silvestre per carità, vegani, vegetariani, yogisti, zumbisti, buddisti, tra tutto questo autentico falso. Non ci vergogniamo almeno un po’.