TERAMO – Tra le tante bellezze che la città di Teramo nasconde, spesso sconosciute o ignorate dagli stessi teramani, ce ne sono alcune che sembrerebbero di minore importanza, ma che ci rimandano ad un passato, neanche troppo lontano, che vale la pena non dimenticare. Parliamo, ad esempio, della fontanella di Largo San Carlo, testimonianza di un periodo in cui, a Teramo, si affacciava l’arrivo dell’acqua corrente, con la costituzione, nel giugno del 1912, del Consorzio per l’acquedotto del Ruzzo e la realizzazione, tra gli anni 30 e 40 del secolo scorso, della rete acquedottistica provinciale.

Prima di quella data, e prima che venissero realizzate le opere che avrebbero portato all’alimentazione delle fontanelle pubbliche e, successivamente, all’arrivo dell’acqua potabile dentro le case dei teramani, ci si approvvigionava dai pozzi o dalle fontane alimentate da sorgenti di bassa quota, con problemi di inquinamento che non giovavano alla salute pubblica. Va ricordato che, fino ad una quarantina di anni fa, parte della costa non era servita dalla rete acquedottistica e alcune frazioni del capoluogo avevano cittadini che ancora si approvvigionavano dalle fontanelle pubbliche.

Ma, tornando alla nostra fontanella, tuttora in buone condizioni e funzionante, non possiamo non apprezzarne la fattura semplice e lineare, ma elegante, con il corpo principale cilindrico, ornato da alcuni semplici rilievi, e il catino per la raccolta dell’acqua, entrambi in ghisa. Sul fronte, tra due modanature, il marchio di fabbrica della ditta realizzatrice, la Gallieni, Viganò e Marazza S.A. di Milano, attivissima nel settore dell’idraulica, che realizzò, nella prima metà del 1900, numerosi fontanini in tutta Italia.

Un’opera semplice, ma non per questo non meritevole di attenzioni, perché facente parte della storia della città. Andrebbe sicuramente valorizzata, togliendo la cassetta postale sul retro e, magari, posizionando nei pressi una targa che ne ricordi epoca di installazione e racconti gli eventi che portarono, a Teramo, meno di cento anni fa, l’acqua corrente, per di più gratuita, che oggi consideriamo “normale” ma che i nostri nonni hanno ottenuto con il sacrificio, e il lavoro, di molti. (Raffaele Di Marcello) – foto: Christian Francia