TERAMO – Una triste giornata per il Presidente della Confartigianato Teramo Luciano Di Marzio e per i teramani, un capoluogo di Provincia  che si vede spogliata di tutto, persino dell’ultima realtà importante che per anni ha contribuito alla crescita delle imprese del territorio provinciale. “La Confartigianato Teramo ha lottato dall’inizio per evitare di regalare la Camera di Commercio agli aquilani – dichiara Di Marzio – votando contro la proposta del presidente Lanciotti e votata da tutti i Consiglieri, escluso il rappresentante della CISL”. Ieri l’ultimo Consiglio Camerale a Teramo e il Presidente di Confartigianato, nel suo intervento, ha ricordato, come da verbale dell’epoca della decisione, che aveva informato tutti i Consiglieri che la sede, in caso di fusione, sarebbe stata assegnata alla Camera di Commercio che aveva più iscritti e quindi alla teramana, che ne ha oltre 5.000 in più rispetto alla Camera di Commercio dell’Aquila.

Ricordando le difficoltà che oggi hanno i giovani nell’iniziare un’attività, gravata di spese quali INPS, INAIL e altre, oltre alle tasse per l’avvio, Di Marzio ha poi evidenziato come ci si sia adoperati per sostenerli, attraverso contributi della Camera di Commercio per le prime spese. “I giovani nei primi 3 anni di attività devono essere aiutati per inserirsi nel settore economico e quindi esentati di tutte le spese compreso le tasse esorbitanti che gravano oggi sulle imprese. La decisione di regalare la sede della Camera di Commercio agli Aquilani – ha affermato – è stata una decisione affrettata e non necessaria in quanto il decreto doveva ancora essere emesso; era stato già preannunciato in Consiglio, in quanto informati, che la sede sarebbe stata assegnata alla Camera di Commercio con più iscritti, come poi è avvenuto nel Decreto Renzi successivo alla decisione: la Camera di Commercio toccava a Teramo, senza considerare poi il grande divario relativo alle attività turistiche ed economiche”.

Sono stati anche fatti notare i debiti che aveva la CCIAA di L’Aquila, “dovuti alla cattiva gestione e alla volontà di lasciare attive le società della stessa – ha proseguito Di Marzio – come il CRESA e l’Azienda Speciale che, furbamente, sono state fuse, portando le perdite a una cifra che sembra aggirarsi, complessivamente, a quasi € 600.000,00. La Camera di Commercio di L’Aquila dell’epoca delle fusioni non aveva una sede di proprietà, non sappiamo per quale motivo abbiano aspettato che la comprassero. La nostra sede è grande quasi il triplo rispetto a quella dell’Aquila e quindi anche oggi non c’è competitività con la nostra”.

“Dopo 2 anni dalla delibera di Consiglio Camerale di concedere la sede a L’Aquila abbiamo verificato che il Sindaco di Teramo e il Presidente della Provincia, molto tardivamente, hanno cercato di intervenire per evitare che accadesse quanto poi si è verificato. Tutto inutile e abbiamo anche notato la latitanza dei nostri Consiglieri Regionali di maggioranza che, invitati in un incontro presso la Camera di Commercio di Teramo, sono risultati assenti. La revoca votata all’unanimità da tutti i Consiglieri della Camera di Commercio di Teramo non ha prodotto effetti, come pure i ricorsi proposti dai nostri legali che sono stati solo uno sperpero di denaro. Speravamo nella incostituzionalità del Decreto – ha continuato il Presidente di Confartigianato – come incostituzionale i Giudici avevano dichiarato essere il Decreto Renzi: stranamente, però, gli stessi ne hanno riconosciuto la costituzionalità”.

“I danni causati da quella scellerata decisione di concedere la sede a L’Aquila è stata gravissima – commenta Di Marzio – con immensi danni di immagine ed economici in quanto dobbiamo accollarci noi i debiti della sede Aquilana e quindi la Confartigianato Teramo ritiene responsabili di quanto accaduto tutti i Consiglieri che hanno votato a favore e stiamo valutando legalmente le eventuali azioni da intraprendere nei confronti degli eventuali responsabili. Abbiamo letto le candidature alla Presidenza della Camera del Gran Sasso di alcuni componenti di Teramo, abbiamo già scritto e pubblicato che, anche se la presidenza rimarrà a Teramo, durerà 5 anni mentre la sede della Camera di Commercio rimane a L’Aquila a vita. Queste sono le responsabilità che oggi la Confartigianato Teramo rivendica”.

“Speriamo almeno che i nuovi Consiglieri della Camera di Commercio del Gran Sasso che verranno nominati per Decreto dalla Regione Abruzzo indicati e operanti nella Provincia di Teramo vogliano attivarsi e lavorare insieme a noi – conclude il Presidente Di Marzio – se possibile, intraprendendo tutte le azioni necessarie a riprenderci la sede, o almeno a lasciare operativa come sede secondaria quella di Teramo. Purtroppo per decreto il 14 settembre tutte le cariche saranno azzerate e sarà nominato un Commissario fino a che non si costituirà il nuovo Consiglio Camerale del Gran Sasso”.