TERAMO – La città di Teramo si trova di fronte a una drammatica emergenza abitativa che continua a peggiorare a causa dell’inadeguatezza delle politiche sia nazionali che locali. I ritardi nell’assegnazione delle case popolari e l’assenza di soluzioni temporanee come alloggi di emergenza e dormitori stanno aggravando una situazione già critica. La classe politica, invece di facilitare l’accesso a un diritto fondamentale come quello alla casa, ad oggi ne diventa l’ostacolo principale.

Se la sicurezza di un tetto sopra la testa dovrebbe essere una certezza per tutti, per un numero crescente di persone, in città, questa certezza è diventata oramai un miraggio. Sappiamo tutti che cinquanta alloggi popolari a via Longo potrebbero garantire una pur minima sicurezza ad altrettante famiglie, costrette altrimenti a vivere nell’incertezza e nella precarietà. Renderli di nuovo agibili a nostro avviso è una priorità. Passerelle e promesse mai mantenute stanno allungano solamente i tempi biblici di una sistema macchinoso che già abbiamo testato per la riapertura dei bandi per le case popolari. Attesa che, a fronte di quasi duecento domande (quasi duecento famiglie), garantirà la risposta solo ad una quarantina di nuclei. Risposta del tutto inadeguata, ottenuta, tuttavia, grazie alla nostra lotta all’Ater e quindi contro la Regione. E dal Comune?

La nostra richiesta è semplice e urgente: i lavori di ristrutturazione degli alloggi di Via Longo devono essere avviati immediatamente per restituire dignità a chi è stato costretto a vivere in edifici fatiscenti.

Per vedere un’altra faccia di questo problema incancrenito basti pensare al terremoto del 2016: ad oggi circa 700 famiglie aspettano ancora la ricostruzione delle loro case. A quasi otto anni dal sisma, i lavori, soprattutto delle case popolari, sono vergognosamente fermi a causa dell’incuranza dei vari governi e amministrazioni che si sono succedute. La recente modifica al Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS), che ora è riservato solo ai proprietari e non più agli affittuari, ha escluso molte famiglie vulnerabili dall’assistenza, rendendo la crisi abitativa ancora più feroce.

Se a tutto questo si aggiunge la necessità di un dormitorio comunale che dia un tetto a poveri cristi e migranti in fuga che attualmente si trovano nella condizione di dormire per strada, dovrebbe essere pacifico arrivare alla conclusione che la crisi abitativa non si risolve solo con promesse di ristrutturazione, ma richiede un approccio sistemico, a 360 gradi

Ma non è finita qui, perché all’orrore non c’è mai fine. E noi siamo al grottesco. Se a tutto questo aggiungiamo l’intervento del governo, la situazione diventa ancora più drammatica. Nascondendosi dietro il DDL Sicurezza 1660, preferisce colpire le persone più vulnerabili, criminalizzando chi non ha altra scelta se non quella di occupare una casa. Questo è il vero schifo: non si affronta la crisi abitativa, ma si preferisce punire chi è già stato abbandonato dalle istituzioni. Un disegno di legge che serve solo a nascondere il fallimento dello Stato sotto il tappeto del populismo penale.

Non possiamo più permettere che le persone vengano strappate dalle loro case e gettate per strada senza un’alternativa. È indispensabile il blocco degli sfratti e una sanatoria per gli alloggi ERP, per garantire che nessuno venga lasciato senza un tetto sopra la testa.

L’emergenza abitativa non è solo una questione di numeri o di palazzi vuoti, ma una questione di dignità e rispetto per la vita umana.

Il Comune deve farsi carico di chi, a causa di difficoltà economiche, non riesce più a sostenere il costo dell’affitto. È essenziale che vengano istituiti fondi comunali dedicati a sostenere queste famiglie, per garantire che nessuno debba scegliere tra nutrirsi e avere un tetto sopra la testa.

È inoltre inaccettabile che in questo scenario esistano immobili di proprietà vuoti o inutilizzati mentre il numero di persone senza dimora continua a crescere. Questi spazi devono messi a disposizione di chi ne ha bisogno, allo stesso tempo, è urgente rimodulare i canoni di locazione, rendendoli equi e accessibili a tutti e tutte.

La costruzione di un dormitorio comunale è una necessità improrogabile per offrire un riparo sicuro ai migranti che, in fuga da situazioni disperate, si trovano nella condizione di dormire per strada. La gestione del patrimonio immobiliare comunale e ATER deve diventare più efficiente e trasparente: una mappatura completa e dettagliata degli immobili pubblici permetterebbe di gestirli al meglio evitando che case abbandonate restino vuote mentre cresce la necessità di alloggi popolari.

Nessun deve essere lasciato indietro.

La casa è un diritto, e non ci accontenteremo più di promesse vuote. È tempo di azioni concrete! – Movimento Lotta per la Casa