Dall’inizio di questa pandemia il vocabolario comune si è arricchito di poche parole ma di molti aggettivi. Uno dei più usati – poderoso- ha indicato sempre lo sforzo supremo del Paese nel contrastare e gestire le molte emergenze. Poderoso ed eroico lo sforzo dei sanitari e di tutti quelli impegnati nelle cure, nella sorveglianza, nei servizi essenziali. Poderoso quello “compiuto” dal Governo per rastrellare quante più risorse economiche possibili “per non lasciare indietro nessuno”.

Poderoso anche lo sforzo di tutti gli italiani per credere che tanta (im)potenza di fuoco fosse visibile e tangibile. Così non è stato. I denari degli aiuti economici che avrebbero dovuto confortare chi è stato costretto a chiudere attività, imprese, smettere di lavorare ecc. sono arrivati con grande ritardo e molti li stanno ancora aspettando. Colpa dell’Inps, colpa delle banche, colpa della burocrazia, colpa dell’Europa (non poteva mancare).

Che l’Inps fosse impreparata era scontato, visti i cronici ritardi anche senza emergenze, che le banche fossero poco collaborative, nella dolorosa azione dell’esborso, lo sappiamo da anni. Che la burocrazia, costruita da decenni di imboschimento guidato, avrebbe opposto resistenza non ha stupito nessuno e che l’Europa avrebbe storto il naso davanti alle “poderose” richieste era indubbio, sono ovvietà a cui non vale la pena dare spiegazioni.

Stupisce sempre tuttavia, almeno me, che l’italica maniera di tradurre in azione la parola non avvenga mai in senso letterale ma sempre figurato.

Così “le risorse stanziate” si traducono in “prestito”, il “sussidio” diventa un “rimborso forfettario” e il “gesto d’amore” chiesto alle banche dallo stesso Presidente Conte, si traduce in un recupero dei debiti pregressi del lo sprovveduto richiedente. Infatti nella malaugurata ipotesi che un piccolo imprenditore decida di richiedere il prestito “fino a 25.000€” la banca, più o meno, gli proporrà di estinguere, con la cifra erogata, eventuali scoperti o esposizioni precedenti dando al poverino quel che resta, se resta. Così il beneficiato, nonostante il poderoso aiuto, rimarrà sempre indebitato e sempre senza la necessaria liquidità per riprendere l’attività.

Eppure la lingua italiana è ricca di vocaboli, di espressioni, di concetti ampiamente esprimibili. Perché allora la traduzione non corrisponde mai al significato letterale?

 

di Mira Carpineta