Oggi, 8 dicembre, la Chiesa celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. O quanto è buona e quant’è bella che non si va a lavoro. Viva la Madonna che sto a casa a fare l’albero. E pure il presepe, che sono cristiano. Io. Viva viva la Madonna che non si va a scuola.  Per noi cristianucci un tanto al chilo, che festeggiamo un re che ha scelto una grotta per nascere, comprando telefonini non è poi così importante sapere che credere nell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è un “dogma”, cioè di una verità di fede. Per chi come noi crede di festeggiare la nascita di Gesù il Cristo che sceglierà la croce per offrirci la salvezza sulle tavole imbandite, tra vestiti e gioielli, buttando soldi nei nuovi paradisi, i centri commerciali, non è importante sapere che per una grazia singolare, secondo la Chiesta cattolica, e per chi crede in Lei Maria di Nazareth, Madre del salvatore, non è stata toccata dal peccato originale.

E, infatti, da peccatore posso dire che questa cosa mi è sempre interessata molto poco. Ho sempre preferito guardare a questa icona con amore fiducioso per tutta la misericordia che è capace di spandere a chi è nel bisogno. A Lei che si annuncio a Fatima come “Immacolata concezione” guardo non come un “miracolo” ma come madre di una umanità nuova. Come la Madre che conobbe la sofferenza del Figlio – vero uomo e vero Dio – messo in croce. Guardo oggi a Lei,  che ci soccorre e ci assiste, che porta un pesante fardello, per capire qual è la presenza di Cristo nella mia quotidianità, nei miei e nostri giorni. Guardo a Lei perché, grazie alla intercessione della Madre, Lui accettò il Calvario per donarci un mondo nuovo. E così, con quella morte da cui resuscitò ci dona la possibilità di incontrare la speranza e la salvezza. Lo so. Lo vedo. A volte, a causa delle nostre sofferenze, la croce da portare diventa sempre più pesante. E questo accade principalmente quando ci concentriamo solo su di essa, escludendo Gesù dalla nostra vita.

La festa dell’Immacolata è la festa di tutti noi se, con i nostri “sì” quotidiani, diventiamo portatori e testimoni di Cristo. E’ difficile, lo so bene . Se riusciamo a vincere il nostro egoismo e a rendere più lieta la vita dei nostri fratelli, a donare loro speranza, asciugando qualche lacrima e donando un pò di gioia. E’ difficile, lo so bene. In questi giorni più che mai ogni immagine della Madre del Messia ci dice “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato” (Mt 25,). In questi giorni la festa della giovane Maria del piccolo paese sperduto di Nazareth, che accetta dentro di se l’Unto del Signore, sta li a dirci che è nelle periferie che s’incontra Dio: accanto ai malati, ai sofferenti, ai poveri che lottano ogni giorno per mantenere la propria dignità di essere umani . L’Immacolata, che accetta di partorire il Figlio dell’Uomo, e accetta le sofferenze di questa scelta, ci invita a non smarrire il significato del nostro cammino terreno. E’ difficile, lo so bene . L’Immacolata che offre la sua vita per dare la vita al Salvatore, nella grotta buia o in ginocchio sotto la croce, ci dice – a voler capire – che la sofferenza dei malati così come la testa china dei più fragili, non ci devono lasciare indifferenti né ci devono trovare distratti.

Papa Francesco, oggi annunciando la preghiera nel tradizionale atto di venerazione all’Immacolata, lancerà il suo appello contro ogni genere di indifferenza. “Il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata“. La festa dell’Immacolata  ha uno specifico messaggio da comunicarci: ci ricorda che nella nostra vita tutto è dono, tutto è misericordia. L’immacolata, ci aiuta a riscoprire sempre più la misericordia divina come distintivo del cristiano. Non è cristiano chi non è misericordioso, come non si può capire Dio senza la sua misericordia. Ricordiamolo in questi giorni di festa. Misericordia è la parola-sintesi del Vangelo. Non è facile da vivere questa parola. Lo so. Ma misericordia è il tratto fondamentale del volto di Cristo: quel volto che noi riconosciamo nei diversi aspetti della sua esistenza: quando guarisce gli ammalati, quando nsce tra un bue e un asino, quando inchiodato sulla croce, perdona. Quando per intercessione di Maria Immacolata, trasforma tutta la nostra vita.