Tutti ricorderete il bambino che si lascia sfuggire una esclamazione che racchiude l’evidenza di quello che gli adulti non scorgono: “il re è nudo!” puntando il suo ditino verso il sovrano che, sempre insoddisfatto per i vestiti più raffinati che i sarti accreditati a corte gli confezionavano, viene abbindolato da manipolatori che lo inducono ad indossare un vestito ….fatto di nulla: salvo poi accorgersi che l’incantesimo avrebbe avuto vita breve, proprio per effetto dello stupore del bambino!

Proviamo adesso a mettere da parte un sovrano della favola e, al suo posto, collocarci l’uomo.

Cosa ne viene fuori? Che quel soggetto non docile e neppure accomodante, risultato di una vicinanza materna che ha provveduto, dalla età infantile fino a che non si è sganciato di casa, a riconoscerlo come soggetto positivo, a valorizzarlo come mente geniale, a gratificarlo come elemento socializzante, non ha mai aperto gli occhi verso la realtà.

Crescendo, ha sempre vissuto la percezione di sé in modo alterato, sempre con un paravento a disposizione che lo mettesse al riparo da una visione di sé, priva di sconti o di letture di comodo.

Ne è uscito fuori un soggetto, carico di autocelebrazioni e di apprezzamenti non conquistati, ma elargiti: ne è venuto fuori qualcosa di abnorme, non corrispondente ad una lettura realistica del suo essere, del suo percepirsi per quello che risulta effettivamente.

Chi è stata la persona che si è assunta l’ingrato compito di far aprire gli occhi a questo individuo molto poco consapevole delle sue effettive capacità e dei suoi molti limiti? La donna: moglie, compagna, amante che, forse anche spinta dal desiderio di “correggere” il proprio partner, si è anche azzardata a riprenderlo, forse anche duramente.

Le conseguenze sono evidenti nella loro drammaticità: quelle stesse donne, stanche per aver sostenuto una battaglia fallimentare, alla fine gettano la spugna e cercano di riprendersi la propria vita, in autonomia e in solitudine.

A quel punto l’uomo ha al suo interno un cortocircuito: quella donna che si allontana da lui perché stanca di sopportarlo, deve pagare per questo sgarbo.

Ancora in questi giorni, a Napoli ed a Messina, due donne strangolate: una mattanza che sembra non avere mai fine.

Quello che stupisce, indigna, spaventa è l’assordante silenzio delle istituzioni che, in modo pilatesco, si estraniano dalle loro enormi responsabilità e decretano che fatti così aberranti, vadano circoscritti a “fatti di cronaca”.

Occorre urlare ai quattro venti che questa incultura, tutta italiana, frutto di un familismo malato, cresciuta con la compiacenza di una distorta raffigurazione della donna, sempre docile, consenziente, arrendevole, vada modificata e subito.

Invece assistiamo ad involuzioni ed arretramenti che arrivano persino ad etichettare il femminismo come una forma rivendicatoria fuori dalla realtà.

L’Italia, se non reagisce alle promulgazioni di decreti che vorrebbero ricacciare la donna presso un patetico ed anacronistico focolare, merita di essere espulsa dalla Europa che, sul terreno delle conquiste dei diritti per le donne, è senz’altro a due velocità ed il nostro Paese rischia di figurare come “fanalino di coda”.

Ernesto Albanello