CORROPOLI – Giovani e Legalità, un legame da rinsaldare affinché la società civile, come noi oggi la conosciamo, possa sopravvivere e rinsaldare le sue radici democratiche. Per questo motivo, al Liceo “G. D’Annunzio” di Corropoli si è svolto l’incontro tra gli studenti ed il Generale Salvatore Minniti, già Comandante Provinciale di Ascoli Piceno dell’Arma dei Carabinieri.

“Si tratta del terzo incontro sulla legalità – ha dichiarato la Preside del “D’Annunzio”, professoressa Nilde Maloni – in questo anno scolastico e questa è una scelta voluta dal Liceo: il rispetto della legalità è il collante del nostro vivere quotidiano. Infatti, la domanda fondamentale è: la sicurezza è un bene comune? Abbiamo chiesto al Generale Salvatore Minniti, di far riflettere i nostri ragazzi sul fatto che la sicurezza non è una questione da delegare esclusivamente alle forze dell’ordine: ogni cittadino deve avere cura che i propri comportamenti siano legali. La paura non dà un contributo come non lo danno l’omissione, l’indifferenza, l’incrociare le braccia: occorre agire positivamente, a fianco delle istituzioni, affinché siano isolate le illegalità. La cittadinanza attiva è anche questo: non fermarsi ai messaggi di intolleranza, approfondire le informazioni, stare dentro una rete sociale solidale”.

L’avvocato Lorenza Croce, docente di Diritto ed Economia al primo biennio del Liceo, nel suo intervento ha citato le parole di Antonio Caponnetto e Paolo Borsellino, entrambi convinti del ruolo chiave della scuola nella lotta alla mafia. “Siamo – ha sottolineato la professoressa Croce – al centro assoluto della lotta per la legalità, alla scuola è affidato questo edificante compito e ognuno di noi, nessuno escluso, deve lavorare con responsabilità e onestà intellettuale per negare il consenso all’illegalità. Non abbiamo bisogno di eroi ma, semplicemente, di persone oneste, educate al rispetto delle regole e delle leggi. Citando Giovanni Falcone,che disse “gli uomini passano ma gli ideali restano e continueranno a camminare sulle gambe degli altri”, la professoressa Croce ha concluso con un’esortazione: “noi vogliamo e dobbiamo essere quegli uomini e quelle donne”.
Sull’importanza della conoscenza si è soffermato anche il relatore, Generale Salvatore Minniti: “la società di oggi – ha detto – vuole che l’uomo sia “ignorante”. Per questo, è necessario forgiare liberamente la propria interiorità, diventare buoni cittadini e persone capaci, senza essere influenzati da consuetudini sbagliate su cui si fondano le potenze di fatto come la mafia.

Per combattere tutti i tipi di criminalità ed a maggior ragione le forme organizzate, secondo l’ex Comandante Provinciale dei Carabinieri di Ascoli Piceno, ogni cittadino può agire nel suo quotidiano ma è “ lo Stato a non dover essere codardo, altrimenti i cittadini sono altrettanto codardi e non combattono la mafia: se vogliamo un cambiamento, dobbiamo essere convinti che, come diceva Rousseau nel Contratto Sociale, lo Stato da una parte limita la libertà del cittadino chiedendogli di frenare la sua parte nociva, ma dall’altra tutela i suoi diritti. Nel caso in cui qualcuno lo dimentichi, bisogna intervenire