Ennio Morricone ci ha lasciati: un altro grande della musica italiana se ne va. Non sta alla gente di strada come me elogiarne i meriti, critici esperti di tutto il mondo ne stanno tessendo le lodi. Quello che provo in questo momento è la stessa sensazione che milioni di persone stanno provando: nostalgia per qualche cosa che si è perso per sempre, per quegli anni ’60, quando uno spaghetti western ci faceva felici e la musica di Ennio Morricone accompagnava l’esuberanza della nostra giovane età. Il film doveva essere necessariamente di Sergio Leone per essere un buon film, o di Duccio Tessari o di Sergio Corbucci; e la musica ovviamente di Morricone. Tutti gli altri, tranne qualche eccezione, erano solo brutte copie. Ci sentivamo tutti l’uomo senza nome interpretato da Clint Eastwood e abbiamo consumato tutti i nostri jeans accendendovi i vecchi zolfanelli, proprio come vedevamo fare sullo schermo; oppure ognuno di noi si sentiva il Ringo di turno immedesimandosi nel simpatico ed atletico Giuliano Gemma. Eravamo tutti dei pistoleri senza pistole, e non avevamo neanche il cavallo per cavalcare: viaggiavamo solo al ritmo della musica di Ennio Morricone. E ci sentivamo tutti magnifici eroi. Ora Morricone se n’è andato, e anche l’atmosfera di una ingenua forse, romantica gioventù. Ci resta però la sua musica, meravigliosa e inimitabile, e di questo dobbiamo essergliene grati per sempre.

 

Pasquale Felix