C’è una dicotomia che divide e al tempo stesso unisce il mondo occidentale: a causa di questa pandemia che ha bloccato quasi completamente il mondo produttivo, o almeno ne ha rallentato il ritmo, il reddito delle aziende e delle persone fisiche è crollato. Quindi lo Stato è chiamato a intervenire. Al contrario di quello che si dichiarava prima, e che cioè il predetto Stato dovesse fare un passo indietro, per lasciare spazio al privato, perché il privato sarebbe più efficiente.

Abbiamo visto che il privato, da solo, è incapace di resistere a più di qualche round, in caso di avversità come questa, va subito in tilt e comincia a chiedere aiuto. D’altro canto una economia tutta in mano allo Stato sarebbe improponibile, scimmiottare nazioni come la Corea del Nord ci porterebbe ad un isolamento economico catastrofico, mentre per rincorrere giganti come Russia e Cina occorrerebbe un potere prima politico e poi economico che non abbiamo.

Occorre mediare invece tra le due esigenze, quella del pubblico e quella del privato, per ottenere una sintesi di principi su cui fondare un nuovo sviluppo economico, una nuova amministrazione della cosa pubblica e di quella privata, una nuova globalizzazione che sia un vantaggio per tutti e non solo per pochi, come è stato fino ad oggi.

Occorre creare un gruppo di lavoro onesto per varare una politica nuova, ora che sono in arrivo tanti soldi da investire: un gruppo che condivida valori e obiettivi comuni. Non è una cosa difficile da realizzare. Ma non è neanche facile!

 

Pasquale Felix