Riceviamo e pubblichiamo:

TERAMO – Come è noto, con decreto del Presidente facente funzioni della Regione Abruzzo Giovanni Lolli è stata fissata la data delle elezioni regionali nel prossimo 10 febbraio 2019. Sia le Legge Elettorale regionale e sia lo Statuto della Regione Abruzzo imponevano la fissazione della data entro la prima decade del prossimo novembre 2018, ma così non è stato e si è quindi consumata una palese violazione di norme imperative.

Preso dunque atto di tale situazione di fatto – che diviene praticamente irricorribile al TAR per la mancanza di tempistiche giudiziarie minime che consentano un esito diverso e più aderente al dettato normativo – ci sembra necessario segnalare come sia doveroso evitare una seconda e ben più grave violazione di legge.

Ci riferiamo al Decreto Legge n. 98/2011, convertito in Legge n. 111/2011, il quale all’articolo 7 – significativamente rubricato “Election day” – prescrive al comma 1 che A decorrere dal 2012 le consultazioni elettorali per le elezioni dei sindaci, dei Presidenti delle province e delle regioni, dei Consigli comunali, provinciali e regionali, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, si svolgono, compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, in un’unica data nell’arco dell’anno”.

Il successivo comma 2 aggiunge poi che Qualora nel medesimo anno si svolgano le elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia le consultazioni di cui al comma 1 si effettuano nella data stabilita per le elezioni del Parlamento europeo”.

L’uso del modo indicativo denota come la legge ponga un obbligo cogente: quello cioè di accorpare tutte le elezioni in un’unica data al fine di poter realizzare un significativo risparmio in termini economici per le Casse dello Stato, risparmio che è lo scopo fondamentale del D.L. n. 98/2011 il quale è appunto denominato “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”.

Nel caso del 2019 tutte le elezioni in programma dovranno effettuarsi il 26 maggio, in quanto tale data è già stata fissata unanimemente, con decisione del Consiglio dell’Unione Europea, come quella nella quale verrà effettuato il rinnovo dei membri del Parlamento Europeo.

Ne discende come, una volta violata la normativa abruzzese che avrebbe imposto il voto regionale nel 2018, lo slittamento delle elezioni regionali al 2019 fa sorgere un altro obbligo di legge, quale è appunto quello dell’accorpamento di tutte le elezioni previste nel corso del medesimo anno solare nella data fissata per le Europee.

L’unico limite legislativo è costituito dall’inciso: compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, ma appare evidente che sia il 10 febbraio e sia il 26 maggio siano entrambe date incompatibili con quanto avrebbe previsto l’ordinamento abruzzese, il quale oramai non può più essere ossequiato per l’impossibilità materiale di comprimere le tempistiche.

In aggiunta, occorre sottolineare quanto già sostenuto da qualche politico locale, e cioè che votare il 10 febbraio costringerebbe ad una campagna elettorale da svolgersi durante tutto il mese di gennaio, con il risultato che non solo si tratta dei mesi più bui dell’anno, ma anche dei più freddi, con inevitabile contrazione del diritto allo svolgimento di una serena campagna elettorale, per non parlare del rischio di nevicate che diverrà massimo nei numerosi comuni montali e pedemontani della nostra regione.

In ultimo, ma da considerarsi come la questione più rilevante, ci preme far constatare che il risparmio che si otterrebbe dall’accorpamento delle elezioni regionali ed europee alla data del 26 maggio 2019, sarebbe quantificabile in circa otto milioni di euro, come indicato da tutti gli osservatori.

Sarebbe perciò un saggio segnale di perspicacia politica non solo che tutti fossero unanimemente d’accordo sull’Election Day che è un preciso e vigente obbligo di legge, ma anche sulla destinazione preventiva di tali risparmi che l’Abruzzo otterrebbe.

Ad avviso della scrivente Lista Civica, tali otto milioni dovrebbero essere destinati alla riduzione di circa il 5% della tassa automobilistica regionale comunemente nota come “Bollo Auto”, il cui gettito annuale in Abruzzo si aggira sui 168 milioni di euro. Sarebbe un segnale importante per indirizzare la politica regionale verso la “Tax free zone” per i veicoli che è un’idea che portiamo avanti da anni come formidabile ipotesi di sviluppo per l’Abruzzo.

È infatti noto che le imprese globalizzate, per insediarsi, cerchino paesi e regioni tax free per i loro business. L’occasione da cogliere è quella della graduale eliminazione del bollo auto, unica tassa regionale a poter essere autonomamente gestita in quanto esente da vincoli esogeni.

Un obiettivo simile costituirebbe un formidabile volano di attrazione per le aziende di logistica, di trasporti pubblici e privati, sia su gomma, ma anche via mare e per via aerea. Gli insediamenti produttivi delle imprese di noleggio, di trasloco e di trasporto merci trasformerebbero l’Abruzzo nell’Hub dell’intera Italia, considerata la felice posizione strategica di ombelico geografico dell’intero Stivale. Magazzini, centri di distribuzione e siti di stoccaggio merci porterebbero migliaia di posti di lavoro, compensando ampiamente la riduzione del gettito con l’aumento esponenziale delle altre tasse locali.

In tal modo si darebbe anche ossigeno agli stremati enti locali, che dalla contrazione degli insediamenti produttivi hanno ricevuto durissimi colpi per le esangui casse pubbliche. Ma anche i porti e gli aeroporti si gioverebbero del sistemico insediamento di grandi multinazionali, le quali avrebbero interesse a collocare le loro sedi nel nostro Paese proprio laddove il loro parco mezzi dovesse risultare meno tassato rispetto alle altre Regioni italiane.

Lista Civica “Teramo 3.0”