TERAMO – Tanta, tantissima gente in Piazza Martiri per la presentazione del Città di Teramo, che vi mostreremo a parte.
Ripartiamo da un assunto banale: nel calcio le società sono una cosa e le tifoserie, anche organizzate, un’altra. A ciascuno il loro; da questa angolazione se da una parte si intona “Campitelli non lo vogliamo” va accettato, al pari del fatto che la società la pensi in maniera opposta! Si chiama democrazia, che nessuno al mondo dovrebbe mai calpestare.
Per restare a ieri sera, rimane difficile cancellare il post dalla bellissima circostanza, resa tale proprio dalla passione degli ultrà. A vincere su quei momenti, però, è stato il dopo, quando alcuni di loro hanno avuto un acceso diverbio con Filippo Di Antonio, in due occasioni distinte. Nella prima il Presidente, invitato da un dirigente. si era recato nei pressi della gradinata del Duomo da dove tornava indietro non essendo stato accolto benissimo per via della “sponsorizzazione incriminata” e nella seconda, poco dopo, a qualche metro di distanza da un noto ristorante cittadino. Lì la contestazione si animava senza sfociare in episodi di cronaca. Da un lato i “Campitelli non lo vogliamo” e dall’altro il tentativo di spiegarne il “perché sì“.
Le posizioni restavano e restano fermissime, ma una certezza c’è: il calcio, le scelte sulla gestione e sul modus operandi, competono esclusivamente alla società e che tutti se ne facciano una ragione, sia coloro che non gradiscono, sia chi non dovesse trovarlo giusto. E’ così ancor di più se si ha a che fare con un club sano e che sta restituendo dignità alla città.
Discorso a parte per Luciano Campitelli, al quale auguriamo di non smarrire in futuro l’entusiasmo per quell’operazione commerciale, oggi da main sponsor.