TERAMO – Se il Consiglio di Stato sancirà la fine del Teramo Calcio Srl bisognerà ripartire in qualche modo. Come?

Gran parte del corollario ci sarebbe: Enzo Montani, Alfredo Natali, Massimo Spinozzi (se si farà in tempo – ndr -) e Filippo Di Polidoro darebbero una certa fisionomia di qualità alla struttura societaria del futuro ed al progetto della ripartenza, quello che non dovrà avere timore alcuno se fosse di una costituenda società del territorio pronta però anche mentalmente a sbaragliare la probabile concorrenza di altri interessati alle sorti future del calcio teramano (ve ne sarebbero – ndr -)

Lo ribadiamo, la bella storia biancorossa di 109 anni non potrà finire così, e molto probabilmente non finirà con la stagione sportiva 2021-’22.

Noi non siamo tra coloro che preferirebbero il locale ad altri: contano molto di più i programmi, anche se è ovvio che un pool di imprenditori teramani potrebbe riscontrare un indice di gradimento superiore rispetto ad altri. Immaginando una neo società di capitali presieduta da un teramano, ad esempio, con un CdA di almeno tre soci per un programma iniziale che non preveda necessariamente la vittoria del campionato al primo tentativo, sarebbe comunque una bella cosa.

Se è poi vero che vincere piace a tutti, al pari del solo sentirselo dire, va aggiunto che vale di più la garantita continuità nel tempo ed il rispetto di un progetto calcistico serio, che guardi oltre il domani, puntando, al contrario, a svilupparsi gradualmente, anche in 2 o 3 stagioni, prima di mirare nuovamente al professionismo. Nel mentre la futura ed immaginata nuova società, saprebbe organizzarsi al meglio e crescere nel rispetto di un’idea fondante: “Il Teramo è della città di Teramo!”.

Non dovrà mai essere cosa privata, non dovrà mai vietare le immagini e le interviste in occasione di un raduno pre-campionato, non dovrà mai porre alcun operatore dell’informazione locale nella condizione di sentirsi ospite in casa propria, non dovrà mai restare muta per mesi e mesi dopo un’anticipazione giornalistica peraltro vera, non dovrà mai organizzare conferenze stampa per depistare la verità sul nome del nuovo allenatore, non dovrà mai più essere Azienda dello sceicco padre-padrone ma l’esatto opposto: aprirsi al territorio non a parole e ad altre realtà sportive e calcistiche cittadine e provinciali. Dovrà essere umile, pronta anche a saper chiedere “aiuto”, ove necessario.

Non è fantacalcio; è cosa possibile.