Deve restare ai domiciliari Luigi  Patimo, manager arrestato per finanziamento illecito e  corruzione nella maxi inchiesta della Dda milanese su un sistema  di tangenti, nomine e appalti pilotati e finanziamenti illeciti  svelato quasi un mese fa con un blitz della Gdf e dei  carabinieri che ha portato a 43 misure cautelari. Lo ha deciso  il gip Raffaella Mascarino che ha respinto l’istanza di revoca  della misura presentata dalla difesa dell’indagato.
Patimo è accusato di finanziamento illecito e corruzione in  concorso con gli esponenti di Forza Italia Fabio Altitonante, ai
domiciliari per le stesse accuse, e Pietro Tatarella, in carcere  anche per associazione per delinquere, e con l’imprenditore
Daniele D’Alfonso, anche lui finito in carcere anche con  l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta.
Secondo l’imputazione, Altitonante avrebbe ricevuto da  D’Alfonso, che sarebbe stato il “tramite di Patimo”, 20mila euro
“al fine di far ottenere il rilascio del permesso a costruire  relativamente ad un immobile” sottoposto “a vincoli
paesaggistici, di proprietà della moglie di Patimo”. In questo  capitolo, uno dei tanti dell’inchiesta, l’allora dirigente della
Direzione urbanistica del Comune di Milano, Franco Zinna, è indagato per abuso d’ufficio.
Patimo nell’interrogatorio delle scorse settimane davanti al  gip aveva negato le accuse, mentre Altitonante aveva spiegato
che quello che gli è stato contestato come un finanziamento  illecito era “in realtà un finanziamento regolare e dichiarato,
ma non per me, per la campagna elettorale di Pietro Tatarella”.
E ha sostenuto, poi, che non avrebbe fatto alcuna pressione per  quella pratica edilizia. Dopo un altro interrogatorio davanti al
gip nei giorni scorsi, il politico di FI ha presentato un’altra  istanza di revoca della misura (la prima è stata rigettata) su
cui il gip dovrà decidere. (ANSA).