Eileen Gray (1878-1976) architetto e designer, una donna che con le sue idee e i suoi progetti ha ispirato intere generazioni e Giuditta, protagonista del Libro di Giuditta nella Bibbia, che salvò il suo popolo uccidendo l’oppressore, sono le due donne che ispirano le riflessioni oggetto delle iniziative organizzate dalla Provincia e dalla Commissione Pari Opportunità per la Giornata internazionale della donna.

I temi sono due: quello dell’antiviolenza ormai da anni al centro dell’attività della Provincia e della CPO e quello della riproposizione delle storie di donne che hanno avuto e continuano ad avere un ruolo fondamentale nella storia, nelle professioni, nelle scoperte scientifiche ma sono per lo più sconosciute a differenza dei colleghi uomini.

Tutti giorni utilizziamo oggetti di uso comune e acquistiamo mobili e oggetti di design che sono stati progettati dalla Gray ma non lo sappiamo e la Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli architetti (paesaggisti, pianificatori e conservatori) di Teramo ne propongono una rilettura sia attraverso una mostra che con un convegno che ospiterà architette protagoniste della scena contemporanea. Il tema delle città, della rigenerazione urbana, della pianificazione dal punto di vista delle donne.

La storia di Giuditta rappresenta un simbolo di coraggio e lotta contro l’oppressore ed è tanto forte da aver ispirato numerosi artisti in molte epoche: grazie ad uno “straordinario” accordo con l’Università San Raffaele di Roma il dipinto attribuito ad Orazio Gentileschi, padre di Artemisia, e di proprietà di uno dei collezionisti d’arte più noto sugli scenari internazionali, l’avvocato Fabrizio Lemme, sarà esposto a Teramo fino alla fine di marzo.
La mostra sarà inaugurata giovedì in Fondazione Tercas alle ore 19.
Per i colleghi giornalisti è prevista una preview la cui data sarà comunicata nei prossimi giorni.

Ambra Foracappa, consigliera provinciale delegata alle Pari Opportunità:

“Abbiamo  scelto un timbro alto per celebrare la Giornata internazionale della donna che quest’anno si lega al linguaggio dell’arte e dell’architettura con due iniziative che proiettano Teramo su un palcoscenico di interesse nazionale continua la nostra collaborazione con le donne degli Ordini professionali ed è  la volta delle architette, dopo le iniziative con l’Ordine dei Medici e con quello dei Farmacisti, che ci propongono una riflessione sui grandi temi della pianificazione, della progettazione e degli spazi urbani. Un evento particolarmente significativo è stato costruito grazie all’Università San Raffaele di Roma e ad uno dei collezionisti italiani più noti sullo scenario internazionale, Fabrizio Lemme: un evento reso possibile grazie alla generosa collaborazione della Fondazione TercasSul piano delle politiche sulla violenza di genere va ricordato l’impegno dell’ente, unico ente a gestire direttamente sia il Centro Antiviolenza che la Casa famiglia Maya, ad ampliare continuamente lo spettro dei servizi resi sia allargando la rete delle collaborazioni con le professioniste che lavorano a fianco delle donne vittime sia aumentando gli sportelli sul territorio provinciale”.

 

Tania Bonnici Castelli, presidente della CPO della Provincia:

“La Commissione Pari Opportunità della Provincia di Teramo è fortemente impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne. Negli ultimi due anni lo ha fatto cercando di promuovere una rivoluzione culturale in tema di parità di genere, soprattutto tra le nuove generazioni, attraverso specifiche campagne di comunicazione.
Siamo partite, nel 2017, con l’affissione di grandi manifesti nei cantieri e sulle impalcature della ricostruzione. Una iniziativa senza precedenti, che ha utilizzato l’immagine della molestia sessuale per eccellenza, rappresentata dall’opera Susanna e i vecchioni di Artemisia Gentileschi, con lo slogan “Mai più in silenzio” e il numero del Centro antiviolenza La Fenice. Nel 2018, con l’Ordine dei Farmacisti di Teramo, abbiamo dato vita al progetto dal titolo “Artemisia” che ha trasformato le 94 farmacie presenti sul territorio in sportelli di primo aiuto per le vittime di abusi e violenze. Per continuare questa opera di sensibilizzazione quest’anno ci siamo orientate verso un momento più artistico che si collegasse alle nostre recenti esperienze. Grazie ad uno dei più grandi collezionisti italiani, l’avvocato Fabrizio Lemme di Roma, potremo esporre nel luogo più antico di Teramo, Palazzo Melatino dove ha sede la Fondazione Tercas, un dipinto straordinario della sua collezione privata che viene è stato attribuito ad Artemisia Gentileschi: Giuditta e Oloferne”. Una sintesi perfetta dell’impegno profuso dalla Commissione provinciale a sostegno delle donne fino ad oggi, noi teramani possiamo così vantare una cultura di genere più che trentennale”.

Ombretta Natali, presidente CPO dell’Ordine degli architettidi Teramo:

“Una donna innovatrice e tenace, fra i primi architetti a prendere in considerazione gli aspetti ambientali, luce, clima e paesaggio nella progettazione di case e strutture. Nonostante sia stata una figura fondamentale dell’architettura e del design del ‘900, molti degli oggetti e dei mobili che utilizziamo sono le riproduzioni dei suoi progetti originali, il nome di Eillen Gray non è affatto noto così come accade per i suoi colleghi contemporanei da Le Corbusier a Gaudì per citarne alcuni. Noi la ricordiamo con una mostra che sarà esposta in Provincia e alla sua eredità intellettuale ci siamo ispirate per un corso/convegno che si svolgerà l’8 marzo con il prezioso contributo di architette italiane che con il loro lavoro aprono un vasto fronte di riflessione riguardante le città, i contenitori, la pianificazione e la progettazione dal punto di vista femminile: uno sguardo che per molti aspetti si distingue dall’approccio maschile”

Al corso/convegno dell’8 marzo (vedi depliant) intervengono le architette Cristina Bardelloni e Fulvia Fagotto (ADA Firenze); Gisella Bassanini (Politecnico di Milano) e Nicola Di Battista, direttore della rivista “L’Architetto” teramano di origine.

Designer di mobili e architetto irlandese, Eileen Gray (1878-1976) è considerata tra le figure principali del design del XX° secolo, per la sua influenza nel movimento modernista.

Di famiglia agiata, in gioventù visita diversi paesi, tra cui l’Italia, la Svizzera e soprattutto la Francia, in particolare Parigi durante l’Esposizione Universale del 1900: si trasferisce quindi a Londra, dove è tra le prime allieve ammesse alla Slade School of Fine Arts (1901) e continua gli studi a Parigi (1902-1905).

Il primo incarico di rilievo è del 1919, con l’arredamento in rue de Lota per madame Mathieu-Levy, in cui “progetta ogni elemento dell’arredo, compresi i rivestimenti alle pareti, le lampade, i mobili e i tappeti, scegliendo forme particolarmente rigorose e scultoree” (McHardy). Nella furniture, spicca la celebre poltrona Bibendum e lo spettacolare sofà Pirogue.

Incoraggiata da questi notevoli risultati, apre nel 1922 la galleria “Jean Désert”: grazie ai facoltosi clienti, il suo lavoro viene apprezzato ed esposto (Salons d’automne 1922-23; XVI Salon des Artistes decorateurs). L’incontro con l’architetto romeno Jean Badovici convince la Gray ad interessarsi di architettura. Nascono così la celebre E.1027, abitazione a Roquebrune, Cap Martin (1929) e l’appartamento in rue Chateabriand (1931) e la sua casa, Tempe à Pailla, a Castellar (1934), progetti che testimoniano la “straordinaria sensibilità architettonica di Gray, il suo gusto per il dettaglio e, soprattutto, il suo grande senso pratico”. Molti progetti successivi non vengono realizzati, anche se spicca il suo “Centro di vacanze”, esposto da Le Corbusierall’Expo di Parigi del 1937. Il pieno riconoscimento internazionale delle opere della Gray è tuttavia tardivo: nel 1968, quando la designer conduce una vita ritirata fuori dall’establishment dell’architettura e del design, un articolo del critico Joseph Rykwert su Domus rivaluta la sua figura. Seguono diverse esibizioni, la poltrona Bibendum e il tavolo circolare E.1027 tornano in produzione e i suoi prodotti sono considerati attualmente come pezzi pregiati del design del Novecento.

Nella Bibbia, più precisamente nel “Libro di Giuditta”, si narra il modo in cui questa vedova ricca, bella, ma soprattutto virtuosa e timorata di Dio e per questo profondamente amata dal popolo ebraico, riuscì a salvare la propria gente dall’assedio del re assiro Oloferne. Una notte Giuditta si preparò, si vestì e, bellissima, si recò assieme ad una serva presso la tenda di Oloferne, portando con sé dei doni e fingendo di voler tradire il suo popolo per consegnarlo al nemico. Oloferne le credette, la invitò al suo banchetto, bevve e si ubriacò. La invitò nelle sue stanze e Giuditta attese il momento giusto per ucciderlo tagliandogli la testa con due colpi di scimitarra. Dopo averlo ucciso, mise la testa nel cesto delle vivande e tornò, vittoriosa, presso il suo popolo. Giuditta è, tra le figure bibliche, simbolo di virtù e di devozione a Dio; molto popolare nella tradizione cattolica, ha da sempre ispirato scrittori, pittori ed artisti in generale.

La mostra di Eileen Gray è realizzata in collaborazione con”La Fenice, soluzioni per l’abitare” di Tonino Forlì.