TERAMO – Ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni di Marco Pomante nel post-partita di Sora e non le condivido, pur apprezzandole.

Quando un allenatore si dichiara “colpevole” per non aver saputo trasmettere ai suoi quel che avrebbe dovuto, mente, sapendo di mentire. La verità alberga altrove, quasi certamente nell’undici iniziale che non poteva fare a meno, come se niente fosse, di almeno un paio di titolarissimi, oltre a doverne schierare altri due o tre che non hanno reso come avrebbero potuto, o perché reduce da un infortunio o perché alle prese con un campionato ben al di sotto delle sue possibilità o perché una partita la si può anche sbagliare.

E’ ovvio che contro una squadra affamatissima e dalla tradizione casalinga storicamente favorevole quando vede il Teramo, puoi perdere anche meritatamente ed ha poco valore il possibile fallo su Cangemi in occasione del primo goal o il fatto che, da quel momento in poi, non si sia più giocato per 4-5 minuti senza almeno un’interruzione.

Prevedibile, quindi, ma noi ci abbiamo messo del nostro, nonostante i numeri del campionato, nella loro complessità, impongano il doversi ritrovare da subito, senza illusioni e senza andare oltre con la mente, concentrandosi esclusivamente sulla gara che verrà, non solo a parole.

Forse l’errore commesso, mister, è l’aver anche soltanto ventilato che “fino a quando c’è la matematica…“: in realtà a livello psicologico è un elemento parecchio incidente e troppo pesante per una squadra che a Sora è scesa in campo con 5 under e con altri 5 in panchina…

Il segreto del non venire mai meno è riuscire a far preservare la giusta, leggera spensieratezza a tutti.

Forse.