Io lo so. Ma non ho le prove. L’ambasciatore italiano Luca Attanasio, è stato ucciso da chi doveva proteggerlo . L’ambasciatore voleva vedere qualcosa che non doveva vedere. Questo è quello che penso io. Ma non ho le prove.

Mi sembra di rivivere la storia del missionario comboniano Ezechiele Ramin ucciso in Amazzonia che vissi in diretta.

Perché più me ne parlano e più mi convinco che c’è sotto qualcosa di brutto. Di losco ? Perché mi ricorda Paolo Borsellino ? La vicenda dell’ambasciatore Attanasi non è chiara. Riannodiamo il filo.

Dal sottosuolo del Congo si estraggono  diamanti, oro, minerali  rari  cobalto, rame, caffè, cacao, petrolio e il nuovo oro “il coltan”.  Ma questo paese ricchissimo è al 190° posto su 193 nella classifica del Pil mondiale e al 175° posto dello Human index dell’Onu, al 183° posto su 190, quello sulla corruzione.  Com’è possibile che il popolo un Paese che i coloni occidentali chiamavano “uno scandalo geologico” per l’abbondanza di risorse naturali  sia così drammaticamente povero, misero, alla fame. Il reddito pro capite non supera i 490 dollari l’anno: esattamente gli 1,35 dollari al giorno che il Fondo monetario fissa sotto soglia di povertà assoluta. E’ una sciagura di origini antiche che ha un solo nome: sfruttamento.

Dai tempi di  Leopoldo II del Belgio noi, l’Europa, con l’atteggiamento di rapina dei Big mondiali delle materie, prime non si è fatta scrupolo di spolparne le risorse naturali senza lasciare neanche un minimo di infrastrutture né di formazione culturale . Al Congo restano briciole di profitto. Proprio come ai tempi di re Leopoldo.

In questo contesto  imprescindibile  di guerra continua, tra miseria e disperazione, con 100 bande armate che si dividono il territorio, i  Ponzio Pilato della Farnesina  ora puntano il dito contro l’Onu e il suo Wfp (programma alimentare).  Accuse reciproche .Rimpallo di responsabilità . Varie inchieste tutte vaghe, sono state aperte sulla morte di Luca Attanasio, ambasciatore italiano a Kinshasa, e Vittorio Iacovacci, il carabiniere che viaggiava con lui.

Ma nessuno risponde a 3 semplici domande:

  1. Perché Attanasio stava andando a Goma / Kivu, l’area più povera del mondo dove c’è il campo profughi più grande del pianeta con 500mila persone che vivono in condizioni sub umane. A vedere cosa ? A parlare con chi ?
  2. Perché l’auto su cui viaggiava – in zona di guerra – era senza scorta dei caschi blu?  Non c’erano telecamere di sicurezza. Perché la zona era stata dichiarata “sicura” dalle autorità congolesi. Come fa a essere sicura un’area in cui i ribelli si manifestano un giorno sì e l’altro pure? Perché la polizia non era stata avvertita ?
  3. Il nostro ambasciatore è stato “venduto” dalle autorità ai ribelli ? Chi sapeva ? Come mai hanno tentato di rapire Attanasio . Chi li ha fermati sapeva chi erano o si erano limitati a prendere “l’uomo bianco”?  E’ vero che pochi giorni prima la diplomatica statunitense Samantha Power ha viaggiato in quelle zone con forti rinforzi nei dispositivi di sicurezza ? E la stessa cosa per la missione del diplomatico belga Axel Kenes ? Hanno sparato i ranger del Parco dei Virunga pagati dall’Onu ? Perché i signori della guerra hanno avvertito l’Onu di “guardare in casa” per trovare i colpevoli ? che intendevano dire?

Ma c’è una quarta domanda che nessuno si è posta (pubblicamente) che non ho letto, che trapela ma non esce, di cui nessuno parla : è vero che Attanasio stava verificando lo stato di attuazione di un programma alimentare e di school-feeding. Cioè la fornitura di generi alimentari alle scuole della regione. Per questo si trovava nel Nord Kivu. E’ vero che aveva trovato gravi irregolarità, cioè ruberie ? Cosa non doveva vedere, scoprire, sapere il nostro ambasciatore ?

Domande a cui si cercherà di dare adeguate risposte nelle indagini in corso. Oppure no ?

Leo Nodari