La notte dell’Epifania è ritenuta magica. E ci porta una buona notizia: la speranza vince la disperazione. La luce vince la notte.  Misteriosi personaggi offrono doni al re dei re. Oro, in omaggio alla sua regalità. Incenso, a raffigurarne la divinità. Mirra, che porta con sé il significato della carità. Arrivati dal Bambino, dopo il lungo viaggio i Magi fanno come Lui: donano. Gesù è lì a Betlem nato per offrire la vita. Essi offrono i loro beni. Offrono ciò che hanno. Gratuitamente, senza aspettarsi qualcosa in cambio. Stendono le braccia ad abbracciare verso colui che nasce per morire, perché noi possiamo rinascere.

La visita dei magi, narrata dal Vangelo di Matteo, contiene molti elementi della grammatica del dono. Quei saggi sono chiamati da Matteo “magoi”, una espressione che probabilmente indicava sacerdoti dello Zoroastrismo. Uomini saggi, astronomi e astrologi, venuti da est. Non erano pastori, erano esperti di stelle e di scienza. È bella questa presenza della sapienza e della scienza nel presepe, una benedizione necessaria in questo tempo di crisi. Sapienti venuti da oriente, probabilmente dalla Persia, l’Iran di oggi, nel pellegrinaggio più bello. Non adoravano lo stesso Dio dell’evangelista. Qualcuno li chiamerebbe semplicemente idolatri, troppo vicini ai maghi e agli indovini egiziani, assiri e babilonesi tanto combattuti dalla Bibbia. E invece Matteo, all’inizio del suo Vangelo mette la visita di questi ospiti a onorare il bambino. La visita dei magi ci dice che Dio resta vero e unico anche se ognuno lo chiama con un nome diverso. Non siamo i padroni del nome di Dio, che è sempre più grande e plurale dei nostri tentativi vani di imprigionarlo dentro la nostra religione. E ci ricorda, insieme al Samaritano, un altro grande “viaggiatore” dei Vangeli, che il prossimo non è il vicino: i magi furono prossimi del bambino pur essendo, per molte ragioni, lontani.

Quegli uomini si misero in cammino verso occidente, inseguendo “una stella”, per “adorare un bambino”, che sanno essere “il re dei re”  (Mt 2,2).

Nell’Epifania dunque non c’è solo la befana che porta gli ultimi doni. L’Epifania non è solo l’occasione per allungare i giorni di festa. Se amiamo i nostri cari, se siamo testimoni, dobbiamo dire che nell’Epifania c’è un cammino . Ci si mette in cammino perché qualcuno o qualcosa ci chiama dentro. Qualche volta è un grido. Nel racconto di Matteo, il primo incontro che i magi fanno a Gerusalemme è con Erode. Il re, turbato, raccoglie informazioni su questo ipotetico nuovo re-bambino, fa chiamare i magi e dice loro: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo» (2,8). Sulla terra continuano a convivere, una accanto all’altra, l’adorazione dei magi e quella di Erode. Vite spese per celebrare la vita. Altre “visite” per celebrare la morte. E la terra continua a vivere finché le visite dei magi saranno più numerose di quelle di Erode.

L’allenatore Mourinho  che trascorre il Natale alla Caritas di Roma. I ragazzi del rione sanità di Napoli  mostrati da Alberto Angela che si offrono come guide per valorizzare il “bello”, il patrimonio culturale della propria città. Il papà di  Parma che adotta la bambina malata rifiutata da 24 famiglie . Il parrucchiere di Ferrara che taglia i capelli gratis alle donne malate di tumore. Il medico pediatra di Milano che a 92 anni visita gratis i bambini poveri. I volontari di Firenze che raccolgono e scrivono le storie di vita degli anziani. La fabbrica di Torino che offre un posto fisso alla lavoratrice precaria che voleva abortire temendo di perdere il lavoro. Il comune di Genova che offre biglietti, sconti e “vantaggi” a chi raccoglie la plastica. La Regione Puglia che dona 1000 euro a ogni pescatore che salva una tartaruga. I cuccioli dei canili  di Perugia che diventano cani poliziotto .Le magliette dei calciatori della Roma che diventano camici per i bambini oncologici del Fate bene fratelli. I floricoltori di Sanremo che creano 200 posti di lavoro in Africa con nuove serre per la coltivazione di fiori. L’università di Milano che trova 50 appartamenti per mettere insieme anziani e studenti e sconfiggere caro affitti e solitudine. I negozianti di Bergamo che offrono cibo a chi è in difficoltà. I poliziotti di Bari che offrono i loro buoni pasto alle famiglie povere. L’Islanda che rinuncia a sostanziosi incassi e blocca la caccia alle balene. L’associazione toscana che si impegna a piantare nel mondo 100 milioni di alberi contro la deforestazione. I professori che si sono resi disponibili per andare a fare lezione nei parchi. Il ragazzino che riceve 100 euro dalla nonna per il compleanno e ci compra 100 mascherine per l’ospedale di Padova. Il gruppo di giovani che in Lombardia aggiustano  e donano Pc per seguire le lezioni agli studenti che non ne hanno. I vigili di Barletta che ricomprano la bicicletta ad un bambino a cui l’avevano rubata. I baristi marchigiani che aprono “lo spazio libri” nei loro locali. I giovani 18enni di una parrocchia romana che vanno a casa degli anziani soli a leggere libri. Bologna che istituisce l’assessorato alla solitudine. A Tivoli un famoso ristorante diventa un centro di accoglienza, un posto “entra se hai fame”. A Trapani un pastore si ammala di covid: il sindaco con dei  cittadini vanno a custodirgli le pecore. A Rimini dei mascalzoni no vax danneggiano 70 auto di medici e infermieri: i carrozzieri le riparano gratis. A Milano nasce l’idea di “un scatola a sorpresa” con regali per i bisognosi: ne arrivano 72mila. A 7 anni realizza braccialetti colorati e li vende in chiesa: nasce una catena di ragazzi che a dicembre a raccolto più di 20mila euro per le mense francescane. In molti supermercati italiani nasce ”la spesa sospesa” che ottiene un grande successo.

L’Epifania è la festa del Dono. In questo momento, mentre alla catastrofe sanitaria si aggiunge quella economica, che pesa soprattutto sulle famiglie più povere, nelle quali ha l’effetto di trasformare la povertà in miseria, facendo mancare ogni più esiguo mezzo di sostentamento. In un simile contesto, è più che mai necessario trarre ispirazione dalla più autentica tradizione cristiana per vivere l’esperienza gioiosa del Natale nella dimensione della carità, tendendo le mani all’altro, come ci insegna Papa Francesco.

Leo  Nodari