MILANO – Messa in sicurezza dalla duplice garanzia del Fondo Interbancario e del Mediocredito Centrale, la Popolare di Bari vede ancora aperto il nodo sulla cessione della partecipazione di controllo della Cassa di Risparmio di Orvieto.
Quota, pari al 73,57%, sulla quale restano vive le trattative con “società” della Sri group di Giulio Gallazzi e su cui l’istituto stesso smentisce “allo stato” le voci di un accordo. La holding dell’imprenditore bolognese, già nel board di Carige, prima dell’estate aveva offerto per la quota (il restante e’ detenuto da Fondazione Cr Orvieto), 65 milioni di euro e aveva, ad agosto, ottenuto un’esclusiva dai vertici della Bari per chiudere la vendita entro il 2019. Ad ottobre erano poi circolati rumors di un stop alla cessione. Voci smentite da entrambi gli interessati. La vendita della partecipazione della quota in Orvieto fa parte del piano di risanamento messo in campo dalla banca, commissariata poi a dicembre, per arginare le forti perdite sotto il peso dei crediti deteriorati. Per il salvataggio dell’istituto barese per cui è previsto un rafforzamento di 1,4 miliardi, il Fondo Interbancario ha messo subito 310 milioni con la disponibilità ad arrivare fino ad un massimo di 700 milioni. “Compagno di viaggio industriale”
nell’operazione, come spiega il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone è il Mediocredito centrale che definirà l’importo del proprio intervento una volta definito il piano dei commissari Antonio Blandini e Enrico Ajello che saranno tenuti a presentarlo una volta concluso l’esame di attivi e passivi dell’istituto e con esso determinare il fabbisogno patrimoniale. Il tutto passa attraverso il decreto legge per “il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno” messo in campo dal Governo (che per l’operazione ha stanziato 900 milioni) per la realizzazione di una banca d’investimento” che riprenderà il proprio percorso la prossima settimana. La commissione Finanze della Camera ha fissato la scadenza per gli emendamenti al 13 gennaio dopo un ciclo di audizioni. A partire, l’8 gennaio, saranno i sindacati, Federcasse, Invitalia, Mediocredito centrale e i rappresentanti del Fondo Interbancario. Il giorno dopo sarà la volta di Consob, dei sindaci di Bari e Teramo (Antonio Decaro e Gianguido D’Alberto) e della Banca d’Italia. A chiudere il 10 il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – di Fabio Perego, ANSA –