TERAMO – La Camera del lavoro di Teramo svolgeva un grande ruolo a difesa dei lavoratori. Ermes Moretti, segretario della Camera del lavoro giunto da fuori Teramo, fu strenuo organizzatore e venne aggredito e malmenato (scaraventato da un dirupo presso Martin Sicuro) da una squadraccia fascista comandata dal famigerato picchiatore Catagnola. L’episodio denunciato dai compagni del Moretti presso la questura non fu ritenuto perseguibile. Il Moretti era noto per la sua attività in tutta la provincia e fu organizzatore della grande manifestazione dell’aprile del 1920 per l’abolizione del patto colonico. Le cronache del tempo ricordano la grande manifestazione tenuta a Teramo con migliaia di contadini e dirigenti sindacali. In piazza Garibaldi parlarono l’onorevole Bosi, Agostinone e, a seguito, nel teatro comunale anche la femminista e dirigente del PSI Teresa Pepe Armellini. Tale manifestazione era il compimento di lotte per l’abolizione del patto colonico allora vigente, l’evento seminò terrore tra gli agrari i quali finanziarono varie squadre fasciste che crearono sussulti nel movimento sindacale operaio in tutta la provincia con la resistenza di figure di rilievo quali Lidio Ettorre di Giulianova, Giovanni Pierantozzi sindaco di Rosburgo e Zaccaria Narcisi (assessore al comune di Castellammare Adriatico) che tennero assemblee e comizi in tutto il territorio. La sede della Camera del Lavoro provinciale a Teramo che aveva dirigenti di primo piano come Smeraldo Presutti, che ne fu funzionario, l’onorevole Agostinone deputato al Parlamento, Ermes Moretti, perseguito costantemente dai fascisti e minacciato personalmente da Guido Pallotta (ma difeso coraggiosamente dai fratelli Ambrosini), divenne bersaglio della recrudescenza fascista nell’ottobre del 1921.

In quello stesso anno, mentre si predisponeva nell’allora piazza Vittorio Emanuele II già dell’Olmo (antistante la sede della Camera del Lavoro in palazzo Massei n.14) il comizio del parlamentare aquilano Cavarocchi, Lidio Ettorre (segretario del movimento dei proletari antimperialisti di Giulianova) e Camillo Pepe, capitano reduce di guerra con cui l’Ettorre nell’aprile dell’anno precedente inaugurò la lapide alle vittime proletarie della “guerra imperialista” nella piazza del Belvedere di Giulianova. Appena il capitano Pepe iniziò a parlare i fascisti assalirono il palco per sciogliere la manifestazione. Il Pepe fu salvato miracolosamente grazie all’intervento di Francesco Mercanti eroico compagno castellano. Ma gli aggressori proseguirono nella violenza dirigendosi verso la Camera del Lavoro assaltandola e devastandola nonostante la resistenza del compagno Arturo Camardella, custode del locale. La squadra fascista da piazza Vittorio Emanuele, con manganelli alla mano, verso via dell’Annunziata dove, all’angolo di via Torre Bruciata , aveva lo studio il Procuratore del Re, Francesco De Cicco devastandolo completamente (la figlia del De Cicco, Clara fu una delle protagoniste del primo episodio della resistenza teramana).

L’assalto alla Camera del lavoro di Teramo avvenuto cento anni prima l’assalto nella sede della CGIL di Roma – fatto emblematico della recrudescenza fascista nei confronti dei lavoratori. 

Sandro Melarangelo – per conto dell’ANPI di Teramo