I Grant You Refuge, emozione e partecipazione all'evento di chiusura della mostra
2025-09-09T11:48:00+00:00 - La Redazione

TERAMO - Il dramma delle bombe, dell’assedio, ma anche la grande resilienza di un popolo, hanno preso vita, ieri pomeriggio, nelle parole e nelle testimonianze che hanno emozionato la piazza nella giornata conclusiva della mostra “I Grant You Refuge”, prodotta dal Comune di Ravenna nell’ambito del “Festival delle Culture 2025. Oltre il Conflitto” e fortemente voluta a Teramo dal Sindaco Gianguido D’Alberto per sensibilizzare tutta la comunità sulla situazione nella Striscia e promuovere una riflessione sulla tutela dei diritti umani.
Un appuntamento particolarmente partecipato, con un programma particolarmente intenso, che ha visto testimonianze dirette, musica e il collegamento con l’attivista della Global Sumud Flottilla Tony La Piccirella. Ad aprire l’iniziativa, presentata e moderata dai giornalisti Roberta Mancinelli della Rai e Pietro Lambertini del quotidiano "Il Centro" e interamente dedicata alla tragedia di Gaza, il saluto del Sindaco Gianguido D’Alberto.
“Questa giornata rappresenta il momento conclusivo di un cammino straordinario iniziato il 17 luglio e si inserisce in un percorso più ampio avviato da tempo dalla nostra Città – ha detto D’Alberto – che ha sempre lavorato per promuovere una cultura di Pace. Per questo abbiamo voluto convintamente ospitare questa mostra, che ha rappresentato un’occasione per alimentare quel sentimento di consapevolezza, che è cresciuto nel corso di queste giornate con le tante iniziative organizzate insieme alle diverse associazioni e ai diversi enti, sulla situazione nella Striscia. Momenti di riflessione, di confronto, di cultura, che hanno permesso di attraversare e superare il muro del silenzio e dell’indifferenza, producendo quell’indignazione sana contro ciò che sta avvenendo a Gaza. Una terra dove è in corso un genocidio, rispetto al quale il sistema internazionale sta dimostrando tutto il suo fallimento. Se oggi ho deciso di indossare la fascia, in questa occasione, è perché dietro questa fascia c'è il forte sentimento democratico della nostra Costituzione: non solo l’articolo 11, che sancisce il ripudio della guerra, ma anche gli articoli che richiamano l'apertura dell'Italia oltre i confini, oltre le barriere. Perché non possiamo invocare la Pace se non sappiamo accogliere, se non sappiamo tutelare chi ci chiede aiuto, chi ci chiede un rifugio”.
Un saluto, quello del Sindaco, al quale è seguita la testimonianza in videcollegamento di Tony La Piccirella, attivista imbarcato sulla Global Sumud Flottilla, che ha evidenziato la straordinaria partecipazione e il grande sostegno alla missione umanitaria da parte delle comunità locali.
“Credo che oggi tutte le persone sappiano cosa sta succedendo in Palestina, la verità – ha detto nel suo intervento - Il punto è che ci siamo disabituati, abbiamo dimenticato come si reagisce, cosa è possibile fare. Per due anni abbiamo delegato i nostri sentimenti e le nostre volontà alle decisioni del Governo, perché questo è quello che si fa con il voto, ma senza alcun risultato. Quello che stiamo facendo adesso, invece, è dimostrare che l’azione diretta è quella che ci rimane ed è essenziale in un mondo che sta prendendo una bruttissima direzione da tantissimo tempo. Bisogna fare pressione con tutti i mezzi necessari, bisogna assumersi un rischio in più, un piccolo rischio rispetto a quello che corrono i palestinesi ogni giorno. Lo dobbiamo fare nei luoghi di lavoro, nelle nostre città, in famiglia, ovunque. Dobbiamo fare pressioni sui nostri Governi affinché termini la corresponsabilità. Siamo già fuori tempo massimo”.
Particolarmente toccanti le testimonianze di Shadi Al Tabatiby, uno dei sei fotografi i cui scatti hanno dato vita alla mostra e tornato ieri a Teramo e di Martina Paesani, infermiera teramana che ha lavorato a Gaza come volontaria.
“A Gaza c’è sempre il pericolo di essere uccisi, ancora di più se sei un giornalista, un fotografo. La prima cosa che vorremmo è che la guerra finisse presto e tornare a fotografare una Gaza bella, una Gaza piena di vita, come facevamo prima e mostrarla al mondo – ha detto Shadi – oggi non ci sono abbastanza parole per descrivere il sentimento legato al mio lavoro, perché viviamo una situazione davvero molto pesante e molto difficile dal punto di vista emotivo. Un giorno, che non potrò mai dimenticare, mi sono trovato in un palazzo completamente distrutto e sotto c’era una bambina che mi chiedeva di aiutarla e io non avevo nessun materiale per aiutarla. La bambina è morta in quella situazione e io stavo fotografando la scena, non potrò mai dimenticarlo nella mia vita”.
“A Gaza manca tutto, dalle garze agli antibiotici, perché è un conflitto totalmente diverso dagli altri che conosciamo, anche della storia recente, come quelli dello Yemen e della Siria, che posso raccontare perché anche quelli in parte li ho vissuti – ha raccontato Martina - A Gaza manca l’accessibilità alle cure, c'è una criminalizzazione di tutto quello che è il lavoro umanitario, sanitario e anche di reportage. Per questo ci sono stati più di 200 giornalisti uccisi, per questo 1.300 sanitari sono morti durante lo svolgimento del loro lavoro. Medici senza frontiere ha perso 12 operatori umanitari finora. A Gaza manca tutto, ma quello che non manca è il paradigma che è cambiato della cura. Quello che ho imparato a Gaza, più che in altri contesti, è che la cura è qualcosa che si eleva dal risultato, qualcosa che non ha bisogno di un paradigma di successo per essere tale. La cura siamo anche noi qui, siamo quelli che vogliono fare l’antitesi alla sottomissione. La vicinanza tra esseri umani è qualcosa che per fortuna non si misura con gli strumenti”.
Tra gli interventi anche quelli del presidente del comitato UNICEF di Teramo Giammaria De Paulis. “Prima ho ascoltato Martina, Shadi. Non sono ospiti, sono eroi – ha detto – quella di Gaza è la guerra dei bambini. Un giorno i nostri figli ci chiederanno come tutto questo è stato possibile. Come ci siamo arrivati? È questa la domanda a cui dovremmo rispondere”.
Interventi e testimonianze sono stati accompagnati dalle note e dalle voci dei Mikorizo e di Elena Calaudi, le cui esibizioni hanno rappresentato un ulteriore momento di riflessione, attraverso la musica, sul dramma di Gaza.
A portare il proprio saluto, oltre al Sindaco Gianguido D’Alberto in rappresentanza dell’Amministrazione comunale e di ANCI nazionale, il responsabile dell’unità organizzativa Politiche per l’Immigrazione del Comune di Ravenna Paolo Fasano, il curatore della mostra Paolo Patruno, quest’ultimo presente in videocollegamento, l’Assessore alla cultura Antonio Filipponi e il vicepresidente della Provincia Andrea Core.
Presenti alla giornata di chiusura della mostra, che ha visto anche la consegna degli attestati ai partecipanti al workshop fotografico curato dal fotografo Giampiero Marcocci e la consegna ideale della mostra all’ANPI di Ortona, dove le foto arriveranno nei prossimi giorni, anche tutte le associazioni che hanno collaborato con il Comune di Teramo: CGIL, Emergency, Amnesty International Italia e il SAI Teramo.
La mostra, che ha visto anche l’esposizione di alcuni disegni della mostra “HeArt OF Gaza”, realizzati da bambini e bambine della Striscia, alcuni dei quali hanno perso la vita nel corso del conflitto, è stata organizzata dal Comune di Teramo con il patrocinio dell’ANCI nazionale, del Consiglio regionale d’Abruzzo, della Provincia di Teramo e dell’Università degli Studi di Teramo.